Avvenire: l’élite vuole la “messa a domicilio”. E guai a chi li critica.

The Italian bishops’ newspaper attacks a priest in comments on Facebook.
Il giornale dei vescovi italiani, Avvenire, è da anni il giornale meno letto negli ambienti cattolici. I numeri delle copie regalate, sono maggiori di quelle acquistate e già questo basterebbe a far comprendere come Marco Tarquinio ha svolto questo egregio compito in questi anni. Nei seminari, addirittura, il giornale dell’episcopato italiano viene spedito gratuitamente ai singoli seminaristi. Se vai in vacanza, ti segue. Una persecuzione, in sostanza.
Sono numerosi i chierici che, negli anni, hanno preso carta e penna e hanno scritto di non voler ricevere questo “manifesto”. “Neanche gratis”, hanno detto. In effetti, il quotidiano ha raggiunto livelli di idolatria del Pontefice regnante che fanno venire i brividi. È secondo solo alla imbarazzante redazione di Vatican News, guidata dagli adepti di Andrea Tornielli. Lì, lo abbiamo già raccontato, regna il familismo amorale.

Messa prêt-à–porter
Nelle scorse ore, sull’edizione online del quotidiano, è apparso un articolo che riporta la notizia di una celebrazione eucaristica avvenuta nella sede della redazione di piazza Carbonari nell’Arcidiocesi di Milano. A celebrare, ovviamente, è don Maurizio Patriciello.
Ci troviamo a Milano, luogo in cui si celebra il Rito Ambrosiano. Il sacerdote, incardinato nella diocesi di Aversa, viene invitato dal Direttore Marco Tarquinio a celebrare una Santa Messa. Sicuramente l’Arcivescovo Delpini ne è stato informato. Il parroco anche. Questa Eucarestia, però, viene celebrata sulla scrivania della redazione. Chiamare tovaglia, quel pezzo di stoffa che si trova sopra alla scrivania, è un’offesa alle tovaglie. Il resto è possibile osservarlo da sé.
Chiaramente, nell’articolo, viene dato molto spazio all’omelia pronunciata dal sacerdote e viene pubblicato tutto sui social network. Sotto al post di Facebook, diverse persone fanno notare che è vergognoso che, il quotidiano dei vescovi italiani, celebri la Santa Messa per la propria redazione su una scrivania in quelle condizioni. A farlo c’è anche un presbitero, il quale fa notare come questa scelta sia molto discutibile.
È noto: il team che assiste Marco Tarquinio non è composto da illustri menti. Lo stesso direttore non ha neppure conseguito alcun titolo di laurea. Qualcuno, però, si improvvisa canonista e si scaglia contro il presbitero.

Basta un copia e incolla dal sito Vatican.va per poter spiegare, a colui che è il ministro dell’Eucarestia, cosa è lecito o non è lecito fare.
La coerenza della lobby
Eppure, per poter comprendere cosa dice il Codice di Diritto Canonico in merito a qualunque argomento, bisognerebbe aver passato un po’ di tempo a studiare, piuttosto che a trascrivere, copiare e incollare notizie. Questo, infatti, è ciò che fanno coloro che scrivono per i Vescovi italiani. Il tutto, chiaramente, con un bel po’ di censura e fake news. Non dimentichiamo il silenzio di questo quotidiano su temi molto problematici di questo Pontificato: Enzo Bianchi, Rupnik, Gambetti. Solo per dirne alcuni. Ancora oggi, Gianni Cardinale non ha ancora capito quanta gente entra nella basilica di San Pietro [qui].
Coloro che, giovedì 28 marzo 2013, davano ampio spazio al Papa che, come al solito, si scagliava contro i preti dicendo: «Siate pastori con l’odore delle pecore», oggi vogliono la Santa Messa a domicilio.

Certo, i preti sono a loro disposizione. È sufficiente guardare come assistono al Santo Sacrificio per comprendere quanta fede, quanto desiderio li anima. Il direttore ha le braccia conserte, stessa posizione che assumiamo quando andiamo a chiede due etti di prosciutto crudo all’Esselunga; un altro ha i fogli in mano, probabilmente stava pensando al pezzo da produrre per l’edizione del giorno seguente.
Eppure, sono proprio quei giornalisti che parlano di Chiesa in uscita, Chiesa che esce dal palazzo, che va in mezzo alla gente, ai poveri. L’abito, però, la direzione di Avvenire non se lo sporca. Guai. Neanche quei dieci minuti per raggiungere la Chiesa di Santa Maria della Fontana sono disposti a fare. Mentre, quindi, incensano il Papa che si scaglia contro i preti, sono i primi a trasformare questi ultimi in “funzionari del sacro”, ovvero persone da chiamare, ovviamente a domicilio, solo per pronunciare quelle due o tre paroline necessarie perchè il pane divenga corpo e il vino divenga sangue. Qualcuno, chiaramente, dice: “Ed è già tanto che è così”. Sì, perchè coloro che noi teniamo a popolare le scrivanie delle redazioni che i vescovi italiani pagano, sono i primi che lavorano per “sacerdozio alle donne”, “eliminazione del celibato” e altre idiozie varie.
Il commentatore (o la commentatrice) del quotidiano dei vescovi italiani, quindi, si improvvisa dottore in diritto canonico. Dimentica, però, che il canone 932 parla di “caso particolare”. Fra i casi particolari la scienza canonistica non annovera le necessità dell’Élite che non vuole sporcarsi con la “povera plebe” e recarsi in una chiesa o una parrocchia.
Per casi particolari si intendono esigenze serie, territori che non hanno la fortuna delle Chiese. Infine, non meno importante, chiediamoci come mai la redazione del quotidiano dei vescovi italiani non ha una cappella. La domanda, infatti, è: ma ci credono?
L.M.
Silere non possum
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