German Bishop Batzing said false things about Cardinal Koch. The hypocrisy of a man who hates the truth.

Nelle scorse ore ha fatto scalpore la reazione di Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca, alle parole dell'eminentissimo Cardinale Kurt Koch. Come di consueto la maggior parte dei commentatori twitterini e boomers teologi di Facebook non hanno neppure letto le dichiarazioni del Prefetto del Dicastero per l'Unità dei cristiani. Bätzing in questi mesi si è concentrato troppo spesso a puntare il dito verso gli altri e ha dimenticato di guardare a sè stesso. Oggi cade nella trappola del giornalista medio ed estrapola una frase da un discorso del cardinale svizzero per poterlo attaccare. Il vescovo tedesco ha fatto di questo sinodo una battaglia personale, chiunque avanza delle domande, diventa un nemico. Durante la conferenza stampa conclusiva della riunione plenaria autunnale dei vescovi tedeschi a Fulda, giovedì 29 settembre 2022, il vescovo Bätzing ha chiesto che il cardinale Kurt Koch si scusasse e, addirittura, ha minacciato di presentare una denuncia al Papa. Denuncia di cosa, ci si chiede. Il prelato tedesco sembra aver perso completamente il senno. Il prefetto del Dicastero per la promozione dell'unità dei cristiani, in una intervista al Die Tagespost, ha semplicemente commentato il testo di orientamento del Cammino sinodale. Cosa ha detto realmente?

Ciò che ha mandato fuori di testa Mons. Georg Bätzing è stata la denuncia che Koch ha fatto citando Benedetto XVI. "Il paradosso di questa dittatura è che relativizza la verità ma rende assoluto il proprio relativismo, ha detto il Prefetto. In questo modo mostra il suo vero volto, che fondamentalmente non consiste nella negazione, ma nella soggettivizzazione e pluralizzazione della verità, nel senso che ognuno ha la sua "verità". Fondamentalmente, però, non esiste più la verità, ma solo punti di vista e opinioni diverse". E ha continuato: "Se l'uomo è onesto con se stesso, sente che nel suo cuore ha sete di verità, e non di una verità parziale, ma della verità che è in grado di comprendere il senso della vita e del mondo intero". Sostanzialmente il Prefetto del Dicastero per la promozione dell'unità dei cristiani torna alla condanna del relativismo, la quale ha caratterizzato il pontificato di Benedetto XVI. Questo ha ovviamente fatto arrabbiare il vescovo Bätzing che da anni sta portando avanti una battaglia, con tutto l'episcopato tedesco, al loro conterraneo Papa. Basti pensare che negli scorsi mesi hanno dato grande pubblicità ad un report che accusava Benedetto XVI di non aver vigilato su alcuni sacerdoti accusati di pedofilia. Report rivelatosi privo di alcun fondamento e senza alcuna prova storica di ciò che diceva in riferimento al Pontefice emerito. È stato chiesto al Cardinale Koch: «C'è molta incertezza soprattutto nella Chiesa in Germania, che non sembra essere libera dalla tentazione di trasformarsi in una "Chiesa tedesca". Guardare al futuro richiede certamente anche un'analisi di dove e perché sono sorti i deficit nella predicazione e anche nella formazione teologica. Quali vedete?» Lui ha risposto: «Il primo destinatario della rivelazione della verità di Dio non è semplicemente il singolo cristiano. Perché non può credere da solo, ma solo con la Chiesa. Il singolo cristiano può vivere la sua fede solo nella comunità di fede della Chiesa. Il primo destinatario della verità rivelata da Dio è dunque la Chiesa, cioè la Chiesa universale. L'annuncio e la teologia sono fruttuosi quando i loro operatori credono e pensano insieme a tutta la Chiesa e si orientano al vero "origo" della fede cristiana, cioè alla rivelazione di Dio e alla sua trasmissione nella tradizione viva della Chiesa. Dove la rivelazione non è più la misura dell'annuncio e della teologia, ma dove, al contrario, il proprio pensiero vuole decidere cosa appartiene alla rivelazione di Dio, nasce l'irresistibile impulso a sviluppare una teologia e un annuncio originali. Ciò che il Concilio Vaticano I ha detto sul Papa vale anche per ogni cattolico: "Lo Spirito Santo non è stato promesso ai successori di Pietro perché portino alla luce una nuova dottrina attraverso la sua rivelazione, ma perché con la sua assistenza conservino e interpretino fedelmente la rivelazione trasmessa dagli apostoli o l'eredità della fede" (DS 3070)».

L'intervistatore continua: "Si sente ripetere continuamente, anche da parte dei vescovi, che ci sono presunte nuove fonti di rivelazione. Lo spirito del tempo e i sentimenti - permettetemi di chiamarli così - dei fedeli giocano ovviamente un ruolo. Gli insegnamenti della Chiesa possono essere cambiati in questo modo? È o sarebbe un ulteriore sviluppo?" Koch ha risposto: «Mi irrita che, oltre alle fonti di rivelazione della Scrittura e della Tradizione, si accettino nuove fonti; e mi spaventa che questo stia accadendo - di nuovo - in Germania. Questo fenomeno, infatti, si è già verificato durante la dittatura nazionalsocialista, quando i cosiddetti "cristiani tedeschi" hanno visto la nuova rivelazione di Dio nel sangue e nel suolo e nell'ascesa di Hitler. La Chiesa ha protestato contro questa situazione con la Dichiarazione teologica di Barmer del 1934, la cui prima tesi recita: "Respingiamo la falsa dottrina secondo cui la Chiesa potrebbe e dovrebbe riconoscere altri eventi e poteri, figure e verità come rivelazione di Dio, a parte e in aggiunta a questa unica parola di Dio come fonte di predicazione". La fede cristiana deve sempre essere interpretata in modo fedele alle sue origini e al tempo stesso contemporaneo. La Chiesa è quindi certamente obbligata a prendere nota dei segni dei tempi e a prenderli sul serio. Ma non sono nuove fonti di rivelazione. Nel processo a tre fasi della conoscenza fedele - vedere, giudicare e agire - i segni dei tempi appartengono al vedere e non al giudicare, accanto alle fonti della rivelazione. Mi sfugge questa necessaria distinzione nel testo di orientamento del "Cammino sinodale"».

Nulla di nuovo sotto il sole

Ciò che ha detto il cardinale svizzero non è affatto strano. Prima e dopo il 1933, i "cristiani tedeschi", Koch riferisce appunto cristiani fra virgolette ovvero coloro che si dicevano tali, iniziarono a fornire al nazionalsocialismo un'interpretazione e una legittimazione teologica. Per questa legittimazione - proprio come per il Cammino Sinodale oggi - l'attualità (cioè i "segni dei tempi") diventava una fonte in cui si rivelava la presenza di Dio. Alcuni coraggiosi cristiani e teologi si sono opposti a questa falsa teologia. Al Sinodo confessionale di Barmen del 31 maggio 1934, essi confessarono nella Tesi 1: "... Gesù Cristo, come ci viene testimoniato nelle Sacre Scritture, è l'unica Parola di Dio... Respingiamo la falsa dottrina secondo la quale la Chiesa potrebbe e dovrebbe riconoscere come fonte della sua proclamazione, a parte e in aggiunta a questa unica Parola di Dio, altri eventi e potenze, figure e verità come rivelazione di Dio".

Mons. Georg Bätzing ha quindi volutamente estrapolato una frase e l'ha anche decontestualizzata, peraltro senza capirla, per potersi porre in quell'atteggiamento odioso vittimistico. Una retorica violenta tipica di coloro che si vedono "scoperti". Ciò che in Germania non è ancora chiaro, ma questo ragionamento deve estendersi a tutta la Chiesa, meglio ancora alla società, è che non si possono promuovere le proprie idee con violenza volendole imporre a tutti i costi. La Chiesa tedesca è divenuta la paladina delle innovazioni nella Chiesa, alcune richieste hanno un senso e sono legittime, altre no. Ciononostante c'è un gruppo ristretto, di cui la stampa si fa anche paladina, che vuole portare innovazioni che, però, anche nelle ultime sessioni in Germania sono state bocciate. Sono state rifiutate secondo un sistema "democratico" che loro stessi hanno scelto. Quando però Bätzing si è reso conto che non tutti erano d'accordo con lui, si è lamentato. Questo è l'atteggiamento più assurdo che si possa tenere di fronte ad un Sinodo che ha il compito di dar voce a tutti, come hanno detto molti. Il problema però è sempre il solito, ci sono persone che urlano di più e quindi vogliono far pensare che loro siano la totalità. Non funziona affatto così. È ovvio che in un clima del genere, persone come Benedetto XVI che hanno sempre denunciato questa deriva, diventano scomode e si tenta in tutti i modi di farle fuori.

Possibile che in Germania, ma anche in altre parti del mondo, nessuno si chieda come mai sono diverse le personalità (addirittura la Santa Sede) che stanno tirando le orecchie a questi fedeli e questo episcopato? Sono tutti fuori di senno?

Nella Chiesa, oggi, bisogna tornare a comprendere che esiste una Chiesa docente ed una Chiesa discente. Tutte le membra devono ricercare la sola ed unica Verità che è Cristo Gesù e non i segni dei tempi.

Bätzing e la pagliuzza

Sempre molto duro e intransigente verso gli altri, Bätzing ha dimostrato di non essere coerente in diverse occasioni. Lo ricordiamo in prima fila nel fare dichiarazioni su come i suoi confratelli hanno gestito gli abusi sui minori ma quando le accuse sono state rivolte a lui, si è rifiutato di dimettersi.

Fu proprio Georg Bätzing a promuovere, nel 202o, un sacerdote accusato di aver commesso abusi sessuali. Lo designò quale decano di un vicariato della diocesi di Limburgo. Solo dopo che la stampa lo aveva criticato per questa scelta, ha deciso poi di tornare sui suoi passi e dimetterlo a giugno scorso.

Addirittura il vescovo era in contatto con due vittime: un pastore protestante in formazione e un assistente parrocchiale in formazione.

"Quella decisione è stata sbagliata. Chiedo perdono alle persone colpite", disse. Eppure nessuno si è scagliato contro di lui chiedendo le sue dimissioni. Joseph Ratzinger non ha promosso il sacerdote accusato di pedofilia che arrivo a Monaco-Frisinga. Bätzing sì. Due pesi e due misure, come al solito. Perchè? Perchè in realtà, a molti, delle vittime di pedofilia non importa assolutamente nulla. Solo battaglie per eliminare chi porta avanti una idea di Chiesa seria e consapevole. Nel frattempo, se il pedofilo è una persona amata dalla stampa, le vittime si possono anche arrangiare. Tutto questo veniva denunciato già nel 2005 dall'allora cardinale Joseph Ratzinger, il quale ha fatto della sua vita un servizio alla Verità e non è mai sceso a compromessi.

P.L.

Silere non possum

Segue la risposta di Koch al vescovo tedesco

Il Cardinale Koch risponde a Bätzing

«Nell'intervista mi è stata posta la domanda che si sente ripetere "che ci sono presumibilmente nuove fonti di rivelazione": "Lo spirito del tempo e - lo chiamerò così - il sentimento giocano ovviamente un ruolo. Si può cambiare l'insegnamento della Chiesa in questo modo?". Ho cercato di rispondere anche a questa domanda formulata in senso generale. È stato importante per me ricordare la Dichiarazione teologica di Barme in questo contesto, perché la considero importante ancora oggi, anche per ragioni ecumeniche. Per rendere il contenuto comprensibile a chi legge, ho dovuto annotare brevemente a cosa rispondeva questa dichiarazione. Nel farlo, non ho in alcun modo paragonato il Cammino Sinodale con la mentalità dei "cristiani tedeschi", né ho voluto farlo. Così come i cosiddetti "cristiani tedeschi" - grazie a Dio - non intendevano tutti i cristiani tedeschi, con la mia affermazione non avevo in mente tutti i membri del Sinodo, ma solo quei cristiani che rappresentano l'affermazione formulata nella domanda. E spero di poter continuare a ritenere che questa affermazione non sia l'opinione del Cammino Sinodale.

Per evitare un possibile fraintendimento, che però ora si è verificato con mio rammarico, ho aggiunto un secondo paragrafo, che riporto qui integralmente, perché per me è il più importante: "La fede cristiana deve essere sempre interpretata in modo fedele alle sue origini e al tempo stesso al passo con i tempi. La Chiesa è quindi certamente obbligata a prendere atto dei segni dei tempi e a prenderli sul serio. Ma non sono nuove fonti di rivelazione. Nel processo a tre fasi della conoscenza fedele - vedere, giudicare e agire - i segni dei tempi appartengono al vedere e non al giudicare, accanto alle fonti della rivelazione. Mi sfugge questa necessaria distinzione nel testo di orientamento del ." Solo in questo contesto ho formulato una critica al testo di orientamento, ma non ho criticato in alcun modo il cammino sinodale con un paragone nazista. Quando il vescovo Bätzing ha affermato nella conferenza stampa che i segni dei tempi sono "fonti di conoscenza e per lo sviluppo della dottrina", allora posso certamente essere d'accordo con lui. Ma le fonti di conoscenza sono qualcosa di diverso dalle "fonti di rivelazione" - a parte il fatto che considero questo termine di per sé molto problematico. E allora si pone subito l'ulteriore questione di quali "segni dei tempi" siano assunti come fonti di conoscenza e con quale interesse.

A questo proposito, percepisco questioni aperte nel "Testo di orientamento" e in altri testi del "Cammino sinodale". E in questo senso non sono solo. Chiunque legga il secondo supplemento del "Tagespost", ad esempio, noterà che domande simili sono poste al "Testo di orientamento" da uno studioso dell'Antico Testamento, un dogmatico, un teologo pratico e un filosofo, tutti professori universitari di merito. Quindi il mio commento critico non può essere semplicemente l'espressione di una teologia completamente sbagliata.

Non era assolutamente mia intenzione ferire qualcuno. Ho semplicemente pensato che anche oggi possiamo imparare dalla storia, anche molto difficile. Come dimostra la forte reazione del vescovo Bätzing e di altri, devo rendermi conto retrospettivamente di aver fallito in questo tentativo. E devo constatare che i ricordi di fenomeni e avvenimenti dell'epoca nazionalsocialista sono ovviamente tabù in Germania. A coloro che si sentono feriti da me, chiedo scusa e assicuro che non era e non è mia intenzione farlo.

Tuttavia, non posso ritirare la mia domanda critica. Non l'ho sollevata per "pura paura che qualcosa si muova" e non con l'intenzione di "delegittimare", come mi accusa il vescovo Bätzing, ma per la preoccupazione teologica per il futuro della Chiesa in Germania. Dietro la mia domanda c'è la questione ben più fondamentale di cosa si intenda per "rivelazione". Non vedo questa questione sufficientemente chiarita nei testi del Cammino Sinodale. Sarei grato se questa importante questione fosse sottoposta a ulteriori chiarimenti teologici».

Kurt Card. Koch

Il testo in lingua tedesca è su Die Tagespost.