Contraddizioni, accuse e detti-non detti. Questo è lo scenario a Magnano dove c'è chi corre ai ripari per mettere in regola tutto ciò che abbiamo smascherato. Ma le carte parlano.

Sembra che a Bose non abbiano le idee chiare. Sembra che la comunità non si renda conto che "scripta manent" e quindi la realtà delle cose, necessariamente, poi emerge dalle carte. 

Problemi di autorità: di chi?

Il 01 dicembre 2019 il segretario di Stato Vaticano, Sua Eminenza Rev.ma il Cardinale Pietro Parolin, scriveva al priore e alla comunità che 

"in questi ultimi tempi sono state espresse alla Santa sede, ad alcuni Dicasteri ma anche allo stesso Santo Padre Francesco, alcune serie preoccupazioni circa la comunità monastica di Bose, nel senso di segnalare una situazione tesa e problematica per quanto riguarda l'esercizio dell'autoritàla gestione del governo e il clima fraterno.[…] Pertanto, in conformità ai canoni 305, 323 comma 1 del Codice di diritto canonico il Santo padre, quale suprema autorità della Chiesa dispone una visita alla comunità monastica di Bose […]. 

questione resa nota a tutti i fedeli amici con un comunicato della comunità, nei giorni successivi all'inizio della visita apostolica. 

Si parla quindi di problemi inerenti l'esercizio dell'autorità e la gestione del governo. Non si fa riferimenti a persone. Si potrebbe pensare, come infatti è emerso in questi mesi,  che il problema fosse una mancanza di polso e di collante da parte del priore attuale. Figura, sicuramente molto meno autoritaria del fondatore e che ha creato diversi malumori in comunità. 

A conferma di tutto ciò vi è la scelta del Santo Padre di continuare a lasciare il delegato pontificio nonostante all'interno della comunità ora non ci siano più i 4 monaci. Forse quindi il problema non era l'esercizio dell'autorità da parte di qualcuno ma l'incapacità di esercitarla da parte di altri. Anche oggi il delegato pontificio è sbarcato a Santhià per andare in comunità a Bose. Le difficoltà della comunità continuano nonostante non ci siano più i "mostri che attaccano la fraternità". 

Nonostante quanto affermato dal cardinale Parolin nella Sua lettera del 01 dicembre e quanto lo stesso ribadisce nella lettera del 13 maggio 2013: 

"per quanto riguarda il compito del delegato pontificio, […] dovrà sostenere legittimo priore in carica, Fr. Luciano Manicardi, e affrontare – nel tempo a venire – le questioni che man mano sorgeranno […]

la comunità, il 26 maggio 2020, decide di emettere questo comunicato in cui parla di: 

"Una situazione tesa e problematica nella nostra comunità per quanto riguarda l'esercizio dell'autorità del fondatore"

Chiaro quindi che quanto indicato dal Segretario di Stato, ovvero: "si è voluto così cercare di agire nel massimo rispetto delle persone coinvolte e del loro diritto alla riservatezza" è stato disatteso proprio dalla comunità monastica di Bose. 

L'accettazione è stata firmata oppure no? 

Seconda contraddizione: il rifiuto della proposta di Cellole. 

Bianchi aveva accettato la proposta del trasferimento a Cellole, come disposto dal Segretario di Stato. Tale proposta, ideata dai Cardinali Zuppi, Ravasi e Versaldi, venne fatta a Bianchi che si disse disposto ad accettarla. Negli articoli precedenti ho riportato letteralmente le email che si sono scambiati Bianchi con Manicardi e Cencini. Dalla corrispondenza si evince chiaramente come Bianchi abbia accettato la proposta, in particolare le email indirizzate al Cardinal Parolin, senza alcuna condizione particolare. Solo successivamente sono state imposte delle condizioni che andavano a limitare fortemente la libertà del Bianchi. Dopo tali condizioni, il fondatore di Bose scrive chiaramente "accetto MA non a queste condizioni". Il delegato e la comunità, invece, hanno fatto credere che Bianchi avesse accettato e poi rifiutato. Anche nei comunicati la comunità monastica e Cencini si contraddicono. Nell'ultimo intervento Cencini chiarisce che non vi è alcun assenso firmato (costretto dal comunicato di Bianchi che diceva di mostrare i documenti), la comunità asserisce che Bianchi, invece, firmò un assenso scritto. 

Alcuni giornalisti, la cui portata è dimostrata dai fatti, hanno scritto che Bianchi accettò e poi rifiutò. Senza averne alcuna prova. Hanno sostenuto addirittura che Zuppi non potesse essersi occupato della questione perché non è mai stato a Bose. Non sapevo bisognasse essere stati in un luogo per prodigarsi per la giustizia e la libertà delle persone. Secondo questa logica neppure io posso occuparmi della questione. È forse un mistero che Bianchi è conosciuto da tutti i cardinali? Un mistero che abbia rapporti con essi? Solo chi non ha mai guardato alla Chiesa può affermare tali idiozie. 

Gli stessi giornalisti parlano di motivi che in realtà i monaci non dicono. Peccato che non li sappiano neppure loro. Probabilmente c'è qualcuno che conosce, più del Papa, il decreto? Chissà. Resta il fatto che sul decreto non c'è alcun motivo che giustifichi un provvedimento del genere. Si parla solo di supposizioni in merito al governo e al clima di fraternità. Un decreto singolare con provvedimenti ad personam per tutti e 4 i monaci coinvolti. 

Allo stesso modo è provato che lo stesso individuo che ha emesso il comunicato in cui accusa di contraffazione dello Statuto è lo stesso che lo ha presentato presso le fondazioni e la regione per ottenere i fondi per i convegni. Forse sarebbe il caso che chi scrive su Bose faccia un accesso agli atti nei luoghi giusti e verificando ciò che scrive. Lo ribadisco ancora una volta: parlare con i documenti, non con le illazioni del famigerato "ufficio stampa".

Infine è bene chiarire che le illazioni sui "gravi motivi" che potrebbero riguardare tale allontanamento è smentita dalla comunità stessa che, nel giugno 2020, già scriveva:

"Queste disposizioni non riguardano assolutamente questioni di ortodossia dottrinale: non vi è per loro nessun divieto di esercitare il ministero monastico di ascolto, di accompagnamento, di predicazione, di studio, di insegnamento, di pubblicazione, di ricerca biblica, teologica, patristica, spirituale…"

F.P.

Silere non possum