Silere non possum recounts the method the international press uses with the Vatican.

La Chiesa Cattolica intera ha subito negli ultimi anni una serie di attacchi strumentali volti a delegittimare il proprio operato. Basti pensare agli anni del Pontificato di Benedetto XVI, il quale ha dovuto fare i conti con una stampa sempre più accanita contro di lui. Nessuno dimenticherà i titoli come quello del giornale “Il Manifesto” che lo definiva “Il Pastore tedesco” e tante altre ricostruzioni fatte al solo fine di screditare il Papa e fornire una immagine di lui che non è affatto reale.

“Ci siamo abituati a tutto questo”, dice un cardinale di Curia durante un colloquio informale fra i corridoi delle sacre stanze del più piccolo Stato del mondo. Eppure, da un anno a questa parte, oltre Tevere si è scelto di cambiare rotta.

Mentre la Chiesa tutta è invitata ad esprimere la propria opinione su tutto, laici e chierici che parlano di tutto e avanzano proposte di qualsiasi tipo, c’è chi ha scelto di parlare con Verità e senza indirizzi di comodo, di quanto avviene sia in Vaticano che nella Chiesa tutta. 

Se da una parte Papa Francesco ha scelto di creare un mega Dicastero per la Comunicazione che gli garantisce schermature di ogni tipo, dall’altra c’è chi ha scelto di smetterla di tacere o fornire informazioni a giornalisti che trattano le notizie con una logica che è completamente estranea alla Chiesa.

Caso Rupnik

Il caso di Marko Ivan Rupnik è emblematico. Il Papa, e non solo lui, era convinto di poter tenere questa notizia nei cassetti ed evitare qualsiasi implicazione scomoda. Eppure così non è andata e a Santa Marta la cosa non è piaciuta affatto. Per comprendere meglio le dinamiche della macchina, dobbiamo spiegarvi meglio. Dentro il Dicastero per la Comunicazioni lavora un tizio che è stato sapientemente allattato da Andrea Tornielli. Secondo la logica che la corruzione appartiene solo ai cardinali e ai vescovi, infatti, si è scelto di affidare determinati incarichi ai laici. Questi hanno trovato pane per i loro denti e hanno iniziato a promuovere e infilare nell'organico "amici di amici di amici di amici". Questo "emergente scrittore", viene soprannominato dentro le mura, ha dato alla stampa un libro sugli abusi. Nulla a che vedere con l'analisi dettagliata e minuziosa fatta da Padre Dysmas De Lassus, sia chiaro, ma il Papa ha scelto di pubblicizzare questo testo durante la plenaria della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Il libro del certosino no, quello di un giornalista che della vita religiosa non sa nulla, sì. Siamo alle solite.

Caso vuole che questo giornalista negli ultimi giorni si sia addormentato sulla tastiera del computer a Piazza Pia e non abbia dato alcuna notizia sugli abusi commessi da Marko Ivan Rupnik ai danni delle suore della Comunità Loyola. Allora, qualche malizioso monsignore si è chiesto: "ma qua ci sono abusati di serie A e abusati di serie B? Abusatori di serie A e abusatori di serie B"? Così pare.

Ricapitoliamo:

Silere non possum il 01 dicembre parla del caso diIvan Rupnik. Sia chiaro, noi non parliamo mai di qualcosa di cui non abbiamo i documenti in mano. Se facciamo una affermazione, questa trova fondamento in documenti ufficiali. Perchè abbiamo parlato del caso Rupnik? Perchè era, ed è, palese la volontà di tacere per via delle posizioni che Rupnik ha ricoperto. Perchè è chiaro che il Papa è coinvolto e viene giù tutto il castello creato dai giornalisti su Francesco.

Si tratta di coerenza: si vuole parlare degli abusi? Bene, parliamone. Se ne parla a 360 gradi, non solo per chi pare a noi.

Enzo Bianchi, fondatore della comunità di Bose, è stato allontanato con un decreto illegale firmato da Pietro Parolin, solo perchè c'erano "accuse di abusi di autorità nei suoi confronti". Allontanato, diffamato e distrutto con tanto di letterine inviate dal Segretario di Stato ai vescovi che si macchiavano l'anima di parlargli. Letterine che poi venivano date in pasto a giornalisti pronti a scrivere quello che il padrone voleva far passare. Noi in Vaticano le chiamiamo veline e il sistema è conosciuto ampiamente.

Ivan Rupnik è stato coperto e protetto nonostante vi fosse una sentenza che appurava la colpevolezza e vi fossero prove inconfutabili che gli abusi di potere erano stati commessi. Ancor'oggi ci sono persone che sono pronte a difenderlo.

Il problema, però, è sempre il solito. Gli analfabeti servono perchè fanno ciò che comanda il potente di turno, il pensante, invece, è scomodo perchè dice ciò che pensa. Negli ultimi anni molti ecclesiastici si sono serviti degli analfabeti per poter colpire il loro nemico di turno, senza rendersi conto che quei soggetti erano gli stessi che mesi prima avevano infangato loro stessi e la Chiesa tutta.

Questo è il problema di base oggi. Non ci sono giornalisti, o sono veramente pochi, che raccontano la Verità nuda e cruda. Sul caso Bianchi potremmo citare Marco Grieco del quotidiano Domani, il quale, ovviamente, oggi tace su Rupnik. Grieco ha raccontato, dal primo momento, la storia di Bianchi in modo distorto ed interessato. Quando venne fuori che i monaci falsificarono la firma di Bianchi e lo statuto per truffare la Regione Piemonte, Marco Grieco non diede la notizia e tacque. Vi pare giornalismo questo? Il giornalista non può prendere una posizione, deve raccontare la Verità, è il lettore che si farà la propria opinione. “Se noi prendiamo i mezzi di comunicazione di oggi: manca pulizia, manca onestà, manca completezza. La dis-informazione è all’ordine del giorno: si dice una cosa ma se ne nascondono tante altre. Dobbiamo far sì che nella nostra comunicazione di fede questo non succeda, non accada, che la comunicazione venga proprio dalla vocazione, dal Vangelo, nitida, chiara, testimoniata con la propria vita” ha detto Francesco ai Paolini.

L'informazione codina

Ha senso, quindi, dare informazioni a dei giornalisti che poi impacchettano la notizia in modo da far passare: 1. l'idea che vogliono loro 2. l'idea che compiace chi apre il portafogli? Riflettiamo prima di agire. Alcune persone, qui in Vaticano, hanno già scelto. Per questo motivo hanno iniziato a chiudere i rubinetti.

In merito alla vicenda di Rupnik, già il 2 dicembre sera, c'era chi scriveva: "La notizia è stata data da Silere non possum che è molto conservatore". Qualcuno ci ha scritto dicendo: "Ora gli abusi si commettono anche a seconda della propria idea di Chiesa?" Sì, perchè la maggior parte di questi sedicenti vaticanisti tratta la Chiesa come se fosse la politica: destra o sinistra. Secondo un meccanismo psicologico di chi ha carente capacità di ragionamento, hanno bisogno di incasellare a tutti i costi le persone e dividere in schieramenti.

Il problema che ci ritrova di fronte è il seguente. Una persona parla di omosessualità, quindi al micro cervellino arriva l'input: MODERNISTA! Allo stesso tempo leggono considerazioni sulla Chiesa, sul sacerdozio che però mandano in tilt il micro organo e quindi iniziano a dire: ODDIO!!! TRADIZIONALISTA! IPER TRADIZIONALISTA! ULTRA MEGA!

Che dire? L'essere umano è complesso e oggi la formazione scarseggia. Siamo però felici di constatare che le decine di migliaia di persone che ci seguono hanno capito che non abbiamo preferenze di partito e la Verità non alloggia di certo in schieramenti del genere. Divisioni che la Chiesa, quella seria, ha già dimenticato e guarda a problemi ben più complessi come la formazione presbiterale, ad esempio.

I blog tradizionalisti scrivono: "modernista" e quelli modernisti scrivono "tradizionalista". Non accadeva lo stesso ad un uomo che oggi si ritrova a guardare questo scempio da un piccolo monastero?

La mala stampa

Per tornare al "Rupnik case", quindi, molti lettori si sono trovati a leggere "Abusi sessuali sulle suore, restrizioni al gesuita e artista Marko Rupnik". Si sono chiesti: "Ma quindi la Compagnia di Gesù ha volontariamente comunicato che Rupnik ha restrizioni, giusto?". Eh, no. Non è proprio andata così. Iacopo Scaramuzzi, infatti, ha fornito una notizia che è parziale e quindi non corretta. Non ha comunicato al lettore che la notizia è stata data a seguito di una denuncia pubblica da parte di Silere non possum. Ma non si tratta, in questo caso, di un semplice illecito deontologico dove tu non citi la fonte. Si tratta proprio di fornire una informazione non corretta.

Ma i problemi erano due: 1. bisognava citare Silere non possum che ha chiaramente detto come Repubblica ha visto arrivare il proprio vaticanista in redazione; 2. bisognava parlare del fatto che Papa Francesco a gennaio ha ricevuto Rupnik.

Stessa questione Andrea Gagliarducci, il quale, su AciStampa titola: "Il caso di P. Rupnik, la presa di posizione della Compagnia di Gesù". Nessuno comprende cosa è accaduto realmente perchè non viene raccontato cosa è successo prima. Eppure bisogna dire che proprio a quest'ultimo il tempo non manca. Ultimamente con una combriccola di amici ha pensato bene di redigere una rivista indirizzata ai Cardinali che non hanno apprezzato molto il genere letterario curato da un cardinale che ormai è caduto in disgrazia. Addirittura la rivista ha proposto ai porporati una sorta di "papametro" titolato "LE papabili".

Inutile dire che la cosa non è piaciuta molto ai cardinali che di certo non hanno bisogno di una rivista commissionata per farsi una idea sulla Chiesa e sui propri confratelli.

Giornalismo o servilismo?

Le preoccupazioni dei vaticanisti, però si concentrano su Silere non possum che ha scritto, nero su bianco, ciò che avviene ogni giorno attorno alla Sala Stampa Vaticana. Cose, peraltro, che all'interno dello Stato si dicono da anni. La Verità fa male, diceva qualcuno.

Gli interessi sono sempre i soliti: accontentare il potente di turno, farsi belli e pubblicare il notizione. Ai tempi della questione #EnzoBianchi, mentre Marco Felipe Perfetti (ancora da solo) tentava di fare verità sulla triste vicenda per ridare dignità ad un uomo distrutto, c'erano giornaliste che lamentavano di non essere riuscite ad ottenere il decreto segreto. L'uno lavorava per il bene del buon Bianchi e per il bene della Chiesa, l'altra cercava lo scoop del momento per ottenere la pacca sulla spalla del direttore. Ma poi è bene non dimenticare le lunghe analisi, addirittura nel maccheronico inglese, che vengono fatte su tutto, anche sulle tapparelle della camera del Papa, delle quali, sinceramente, non frega niente a nessuno.

Le persone intelligenti incasserebbero e cercherebbero di migliorarsi, ma loro no. La tecnica è delegittimare chi critica e non rispondere con i fatti. "Mi criticano? Eh sono tradizionalisti, sono pazzi, sono modernisti…” Ma argomentazioni? Nulla. Allora la risposta è quella tipica italiana: fare cordata. Senza rendersi conto che se ti attacchi a chi cade, cadi con lui.

Proprio su questa ondata, anche il servo eccellente Avvenire, ha pensato bene di parlare della questione di Rupnik proprio come gli esimi colleghi. Avvenire, però, ci fanno notare che è noto per fare i ritocchini. I nostri lettori di lunga data ricorderanno Anna Deodato, no? Quella amica di Amedeo Cencini che si spacciava per psicologa. Agensir aveva subito corretto i suoi articoli togliendo il titolo di dottoressa alla consacrata. Oggi Avvenire, stessa pasta insomma, fa la stessa cosa con l’intervista al Cardinale Mauro Gambetti. Certamente ricorderete che noi avevamo sottolineato che l’informazione data dal francescano era falsa: “47 mila visitatori al giorno in basilica”. Lo avevamo scritto chiaramente che era impossibile. Bene, il buon Gianni Cardinale ha subito rimesso mano all’articolo mettendo al posto di “giorno” la parola “anno”. Quindi, in Basilica si passa da 47 mila visitatori al giorno a 47 mila visitatori all’anno. Beh, è chiaro che nessuna delle due può essere vera. Il calibro dei giornalisti di Avvenire, però, non è diverso dagli altri vaticanologi. Infatti, nel medesimo articolo non è stato corretto tutto e quindi troviamo scritto nel sottotitolo che i visitatori sono 47 mila all’anno e nel testo che sono 47 mila al giorno.

Beh, che dire, confusi come la gestione che Mauro Gambetti sta portando avanti in Basilica.

Conclusioni

In Vaticano si guarda a tutto questo con molta ilarità, anche se in realtà ci sarebbe da piangere. Certo, questi giornalisti si rendono ridicoli perché anche qui vengono utilizzati per far scrivere ciò che pare all’uno o all’altro ma sono loro a prestarsi a questo gioco e a farne le spese, alla fine, è sempre la Verità.

Le più becere notizie vengono sempre messe in relazione ad una presunta schiera politica. In questo modo sono stati fatti fuori cardinali e vescovi che erano scomodi per la stampa che parla di idiozie come il sacerdozio alle donne, le ordinazioni dei papaveri e il battesimo ai fenicotteri. Silere non possum non ha mai promosso una divisione di chiesa che vede da una parte le trine e dall’altra i materassini. Se non si lavora ad una informazione corretta anche sulle questioni spicciole, il rischio sarà sempre più quello che Benedetto XVI fotografava magistralmente durante il suoultimo discorso ai preti di Roma: Concilio raccontato dalla Stampa, Concilio dei documenti. Oggi potremmo dire: Pontificato reale, Pontificato della stampa; sinodo reale, sinodo della Stampa; Chiesa reale, Chiesa della stampa….e così via.

Dal 21 marzo 2021 le cose però stanno cambiando e molti hanno scelto di non tacere più, bisogna restare a guardare....

S.I e F.P.

Silere non possum