Cardinal Marx celebrated a Holy Mass for the first time with Munich's gay community

Sua Eminenza Reverendissima il Sig. Cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga ha presieduto una celebrazione eucaristica nella Chiesa di San Paolo per il ventesimo anniversario della comunità Queer. Si tratta della prima celebrazione eucaristica che l’arcivescovo celebra con questa comunità.

Uno dei partecipanti, David, riferisce: “Penso che questo incontro con il cardinale Marx sia incredibilmente importante. Dal mio punto di vista, questo è un segnale di partenza per una nuova era nella Chiesa cattolica. È un segnale, non solo per i gay di Monaco o della Baviera, ma a livello nazionale”.

David fa parte della “queerGottesdienst” di Monaco da 17 anni e fa parte del “Queer Forum”, l’organo di governo. Si tratta di una realtà associativa che offre uno spazio di ascolto e ritrovo per le persone LGBTQ+ e, soprattutto, si fa voce dei diritti omosessuali anche nella Chiesa Cattolica.

David è sposato con Sven e insieme hanno voluto ricevere una benedizione da parte della Chiesa Cattolica quando si sono sposati. Al loro matrimonio erano presenti un sacerdote cattolico ed un pastore protestante.

Un momento storico per una chiesa senza paura

Durante la celebrazione eucaristica, ad accogliere il cardinale ci sono i membri dell’associazione. Steffes, rappresentante più anziano, dice: “Noi omosessuali ci sentiamo dolorosamente come gli orfani della nostra chiesa madre. Siamo paragonabili ai bambini che non sono accettati dai loro genitori e passano la loro vita ad elemosinare amore o a rompere con loro”. Quest’uomo, ottantotto anni, si fa voce di tutta la comunità LGBTQ+ che si sente sempre l’arto non funzionante del corpo.

Il cardinale Marx vuole una chiesa inclusiva

Nell’omelia l’arcivescovo ha detto: “Mi impegno perché possiamo divenire una Chiesa inclusiva”. Marx ha parlato del messaggio evangelico dell’amore che necessariamente porta la Chiesa ad essere inclusiva. Non escludendo, ma includendo. Questo amore include tutti, ha detto. Il cardinale si è anche soffermato sulla sofferenza e ha detto: “quanti danni abbiamo fatto nella vita di molte persone. Questo mi commuove”. Ha poi promesso: “Bisogna ripartire ora e percorrere nuove strade con la sensibilità e l’apertura per includere anche coloro che trovano molto difficile percorrere questa strada”. L’arcivescovo ha assicurato “come arcidiocesi vogliamo cercare di portare avanti una pastorale inclusiva” in cui “le comunità si uniscono”.

Il cammino della Chiesa è certamente molto difficile da compiere perché anche la società ha ancora molti pregiudizi. Potrebbe però essere, una delle rare volte, in cui la Chiesa non arriva in ritardo ma fa da apri pista. Bisogna rivedere la concezione dell’omosessualità nel Catechismo della Chiesa Cattolica, così come ha detto anche Mons. Bode qualche giorno fa ed iniziare a formare le persone. Ci sono diversi presbiteri che ancora oggi ritengono l’omosessualità una malattia o addirittura la concepiscono come il preludio della pedofilia. “Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amato”, diceva Qualcuno.

 C.U.

Silere non possum