During the interrogation of the Most Reverend Mauro Carlino, the lawyer Diddì showed that he did not know the basic rules of the criminal process in the Vatican.

Abbiamo già parlato dell’interrogatorio che si è svolto il 30 marzo 2022 in Vaticano (qui). Oggi però possiamo offrirvi la trascrizione integrale dell’interrogatorio con gli atti ufficiali. Come vi abbiamo spiegato nello scorso articolo, il monsignore leccese non ha avuto paura di rispondere a tono alle insinuazioni della pubblica accusa ed anche a quelle di alcune parti civili. Da tutto l’interrogatorio, compreso quella parte che qui non troverete perchè si è svolta nell’ultima udienza, emerge chiaramente come Carlino è completamente estraneo ai fatti e quelle del Promotore di Giustizia sono pure illazioni. Di particolare interesse è però, come sempre, la completa incompetenza di questi soggetti che animano il procedimento penale in Vaticano. Ne abbiamo parlato più volte e anche da queste trascrizioni emerge chiaro. L’avvocato Alessandro Diddì, ormai noto alle cronache per queste gaffe ( a tal punto che anche oltre Tevere se ne ride ampiamente, seppur ci sarebbe da piangere) durante l’interrogatorio del segretario dei due sostituti, ha avanzato una richiesta del tutto folle al Presidente del Tribunale: “noi, Presidente, l’interrogatorio l’abbiamo fatto in indagini, l’ abbiamo invitato, adesso chiediamo che vengano fatte le domande dagli altri e poi noi facciamo le nostre domande”. 

Ovviamente il Presidente ha dovuto dire al Promotore di Giustizia che le cose non funzionano proprio così. Difatti il codice prevede che l’ultima parola spetta alla difesa, ciò avrebbe significato che prima le difese avrebbero posto le loro domande, poi le avrebbe fatte il Promotore di Giustizia e dopo ancora le difese. Una sorta di circolo vizioso da cui non si sarebbe più usciti. Ancora una volta quindi emerge come la Segreteria di Stato sia sotto la guida di un uomo che non è capace neppure di vagliare la preparazione degli uomini che propone al Papa. Soggetti che non hanno neppure la più pallida idea di cosa sia il diritto vaticano e canonico. Ma la completa inadeguatezza di Pietro Parolin è ormai chiara a tutti. In Vaticano si continua a dire, ormai da anni, che Francesco lo ha scelto perchè è l’uomo che gli avrebbe creato meno problemi. Un diplomatico che parla poco e ovviamente il Papa aveva tutto l’interesse a far questo perchè voleva supervisionare lui personalmente. Purtroppo però Francesco non ha fatto i conti con tutta una macchina che ora gli ha creato tutta una serie di problemi. E alla guida di quella macchina ci ha messo un uomo che è capace solo di inviare degli omofobi psicologi esasperati a dare la caccia alle streghe a Bose ed in altre comunità. Si arrabbia poi se c’è chi pubblica i documenti che violano i diritti umani e che lui firma chiedendo che rimangano SEGRETI. Si indispettisce se qualcuno dice la Verità. Il porporato vicentino si diletta anche ad andare in giro chiedendo informazioni ai suoi confratelli su chi potrebbe aver fornito i documenti senza rendersi conto che dalla Segreteria di Stato c’è un via vai di porte che scorrono e di cui lui, ovviamente, non è a conoscenza.

Peraltro, lo abbiamo già evidenziato, dagli interrogatori degli imputati emerge che anche nell’affaire londinese il Cardinale Pietro Parolin era costantemente informato. Abbiamo pubblicato anche la lettera in cui lui chiede denaro allo IOR. Anche Mons. Carlino (pag. 219) ha ribadito che il Segretario di Stato e i superiori della Segreteria facevano (e fanno) un incontro, due volte a settimana per parlare delle questioni più importanti. In questo c’era anche l’affaire di Londra. Bisogna quindi domandarsi come mai Parolin non è alla sbarra? 

Beata ingenuità, se così possiamo definirla. Forse Pietro Parolin dovrebbe preoccuparsi di pensare prima di firmare. Anche perchè prima di essere Segretario di Stato è un sacerdote e dovrebbe aver ben chiara cosa è la Verità. Purtroppo però si preferisce giocare sulla sudditanza psicologica di uomini, a volte anche anziani, che hanno offerto la loro vita per la Chiesa e che ora soffrono in silenzio le decisioni luciferine che provengono dalla Segreteria di Stato.

Il Cardinale Becciu

Anche in merito al porporato sardo, Pietro Parolin ha spesso riferito in Vaticano di aver fatto di tutto per convincere il Papa a tornare sui suoi passi e di revocare il provvedimento ingiusto comminato a Becciu, eppure non pare affatto così. Anche in merito alla richiesta rivolta dal Tribunale alla Segreteria di Stato, Parolin non se l'è sentita di prendere una decisione da solo ed è andato a Santa Marta a capo chino. Peraltro lo avevamo già anticipato, nulla sarebbe stato fatto senza l'appprovazione specifica di Francesco. Ed ecco il documento che esce dalla Segreteria di Stato (non vada a chiedere come è successo, Eminenza) con il quale il Cardinale informa il tribunale che il Papa dispensa Becciu dal segreto pontificio.

Il Segretario di Stato non vuole contrapporsi a Francesco, anche perchè è ben consapevole che appena lo fa riparte per il Venezuela. Nel frattempo il Cardinale Becciu sarà chiamato in aula a testimoniare il 05 maggio e sarà interessante poter ascoltare dalla bocca dell'ex Sostituto le parole: "Pagavamo i terroristi per liberare i nostri sacerdoti rapiti". Il tutto grazie al fatto che a Qualcuno a Santa Marta è stato invece detto che questa scelta avrebbe permesso di far luce sul rapporto che il Cardinale aveva con la donna sarda che assunse. Perchè, come abbiamo visto anche nella vicenda del Preseminario, indugiare sulle questioni che si credono pruriginóse è sempre molto allettante, oltre Tevere.

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Mancano ancora gli atti...

Alle difese mancano ancora gli atti delle questioni di cui si discute e questo problema emerge, ovviamente, anche durante gli interrogatori degli imputati che si trovano a dover rispondere a domande senza poter visionare la documentazione. Parliamo ovviamente anche di fatti avvenuti quattro anni fa, quindi consultare la documentazione è quantomai necessario anche per la memoria. Su questo però il tribunale ha decisio di ridere, quasi istericamente, ovvero il dott. Pignatone durante l'esame di Carlino ha risposto ad un difensore che lamentava di non aver accesso alla documentazione: "sono cose che capitano".  

Pura follia. Inoltre, come si può vedere dalle trascrizioni, durante l'interrogatorio l'avvocato Diddì ha iniziato a chiedere conto a Mons. Carlino delle questioni inerenti la società SPES dei familiari di Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Cardinale Angelo Becciu. Quando le difese, ed anche il Tribunale, gli hanno fatto notare che quella non era la sede perchè quell'argomento riguarda un altro specifico procedimento, Diddì ha continuato a fare domande discutendo con Pignatone perchè non le ammetteva. Bisogna spiegare che è proprio il Promotore di Giustizia che sceglie come condurre le indagini e quanti procedimenti aprire, addirittura il Tribunale ha spiegato con due ordinanze che il PdG ha tutta la facoltà di non presentare documenti e fare tutto ciò che gli pare. Cosa che ovviamente non è assolutamente prevista dal Codice ma Pignatone e Diddì (rectius Francesco) hanno deciso così. Quindi ora Diddì si lamenta che in questo procedimento non gli viene permesso di fare domande su quel capo d'imputazione? Ma come? Abbiamo passato mesi a dire che ci sono procedimenti aperti e gli omissis sono strumentali a queste "esigenze investigative" ed ora si lamenta? Siamo veramente alla frutta. Questo processo sta diventando una fiction, horror, ma una fiction.

P.L.

Silere non possum

Processo verbale Udienza 30.03.22 - Interrogatorio Rev.do Mons. Mauro Carlino

Trascrizione Udienza 30.03.22