The Pope responds to the letter from Argentine journalist Sylvestre. In the text he expresses his displeasure at what journalists have written about his position on the war.

Il Santo Padre ha risposto ad una lettera privata inviatagli dal giornalista argentino Gustavo Sylvestre che esprimeva la sua solidarietà al Papa per gli attacchi ricevuti dai media per non aver mai citato Putin.

Con una lettera del 7 aprile, Francesco lo ha ringraziato e  ha espresso seria preoccupazione per le campagne di disinformazione che stabiliscono l’agenda delle notizie, in particolare in Argentina.

Nei giorni scorsi diversi vescovi argentini sono intervenuti in difesa del Pontefice e hanno evidenziato le cattive intenzioni e le menzogne di alcuni articoli pubblicati dalla stampa locale. Nella sua lettera, il Papa ha rimarcato la sua profonda preoccupazione per lo stato attuale del giornalismo argentino, e ha sostenuto che nel perseguire il travisamento e la menzogna, si commettono “peccati” come “disinformazione, calunnia, diffamazione e coprofilia”.

Il Papa però fa anche una riflessione generica: “In questi rapporti ci sono sempre alcuni dei peccati in cui i giornalisti tendono a cadere: disinformazione, calunnia, diffamazione e coprofilia.” Riferendosi poi in particolare ai giornalisti dell’Argentina dice: “E mi è stato detto che alcuni autori di articoli sono pagati per questo. Triste! Una vocazione così nobile come quella della comunicazione sporcata in questo modo”. 

Le critiche anche in Italia

Anche in Italia diverse persone hanno attaccato il Pontefice e la Santa Sede perchè, a dir loro, non hanno preso una posizione chiara sulla questione Russo Ucraina. Addirittura la stampa americana lo ha attaccato. Questo però è il modus agendi di una diplomazia che non cerca riflettori e non vuole trovare necessariamente l'approvazione del popolo. L'interesse primario oggi deve essere volto a ricercare la Pace, solo per quella si può ritenere di dover fare qualunque cosa.

Negli ultimi giorni anche l'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, e con lui molti altri, hanno attaccato il Papa per aver approvato la scelta di alcune famiglie di far portare la croce, durante la Via Crucis al Colosseo, a due donne: una ucraina ed una russa.

"La Santa Sede faccia marcia indietro sul progetto di fare portare la Croce agli ucraini insieme ai russi nella Via Crucis al Colosseo Venerdi Santo" ha chiesto il padre fondatore di Russia Ecumenica. "Il Vaticano - ha detto don Sergio Mercanzin- dovrebbe tornare sui suoi passi perché sennò la polemica continuerà anche durante e dopo". Particolare, oseremmo dire, che un sacerdote non riesca a comprendere come in realtà questo gesto sia scandaloso e fondamentale. Quello scandalo di cui si è reso protagonista anche Gesù Cristo.  Se ucraini e russi non stanno insieme sotto la croce, dove potranno stare insieme? L'unico modo per giungere alla Pace è quello del perdono e della riconciliazione, non di certo alimentare la discordia fra i popoli. Ancora una volta, dopo gli anni di pandemia, l'essere umano continua ad alimentare il sospetto e la guerra. Da un lato c'è chi sceglie arbitrariamente di armare i suoi e scagliarsi su un popolo intero seminando guerra e distruzione, dall'altra c'è chi, in nome della Pace, addirittura si scaglia contro il Papa perchè mette sotto la Croce di Cristo due donne che rappresentano due Paesi in conflitto. Cosa dovrebbe fare Francesco? L'errore che ha fatto Kirill e prendere le difese di una delle parti in conflitto?

L.P.

Silere non possum