HuffPost e i falsi procedimenti a carico della Marogna

La giornalista Maria Antonietta Calabrò pubblica un articolo su Huffington Post dove non ne azzecca una. I doveri deontologici? Li abbiamo studiati?
Il giornalista cura che risultino chiare le differenze fra documentazione e rappresentazione, fra cronaca e commento, fra indagato, imputato e condannato, fra pubblico ministero e giudice, fra accusa e difesa, fra carattere non definitivo e definitivo dei provvedimenti e delle decisioni nell’evoluzione delle fasi e dei gradi dei procedimenti e dei giudizi.
Art. 8 del Testo unico dei doveri del giornalista
Silere non possum apprende, sempre con più stupore, come il giornalismo italiano stia facendo un balzo nel vuoto. Quando si parla di Vaticano c’è la corsa a chi la spara più grossa. Ci sono giornaliste che hanno difficolta a leggere degli atti giudiziari e scrivono articoli senza verificare ciò che dicono. Riprese sul punto, si sentono anche di poter disquisire invece di rettificare, come peraltro hanno il dovere di fare.
In sostanza sono quei professionisti che parlano di “Segreti del Vaticano” senza neppure aver mai messo piede oltre Tevere e non sanno neppure ciò di cui parlano. Una completa ignoranza di un sistema che non sono destinate a conoscere, nonostante la volontà di fare “gossip ecclesiastico”. Però la corsa a salire sul piedistallo non si placa e attorno allo Stato più piccolo del mondo c’è un cicalare di soggetti che tentano di lanciare lo scoop più grosso.
Nessuna rogatoria in GB per la Marogna

Pertanto, quanto afferma la giornalista è falso. Come si evince dalla memoria pubblicata in esclusiva da Silere non possum in questo articolo, l’ufficio del promotore di giustizia ha inviato una richiesta di cooperazione internazionale per comprendere la natura dei rapporti intrattenuti fra la Segreteria di Stato e la società Inkerman Training Limited. Cosa centra la Marogna?
Becciu ed Emanuela Orlandi
Ma le false informazioni non terminano qui. La giornalista volenterosa, afferma anche di aver chiesto al Cardinale Becciu, al termine dell’udienza ove è imputato, se sapesse qualcosa di quanto affermato dal magistrato Capaldo in prima serata. Quando il cardinale le dice che, ovviamente, non ne sa nulla, la signora tiene a fare un inciso: “Ai tempi della scomparsa della figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, nel 1983, Becciu ricopriva la carica di sostituto della Segreteria di Stato”. Assolutamente falso.

Sua Eminenza il signor cardinale Angelo Becciu, al tempo giovane sacerdote studente di diritto canonico, frequentava l’accademia ecclesiastica. Il sostituto per gli affari generali, all’epoca, era S.E.R. Eduardo Martínez Somalo. L’allora mons. Becciu fu nominato dal Sommo Pontefice Benedetto XVI solo nell’anno 2011, pertanto l’inciso, che ha il chiaro intento di gettare ombra sulla sua figura, è completamente falso e calunnioso.
Il cardinale Becciu è cardinale, chiariamolo.

Chiediamo, vibratamente come direbbe il Tribunale Vaticano, alla giornalista cosa significhi “ex cardinale” in riferimento a S. Em.za il Cardinale Becciu. Forse la stessa, molto esperta in segreti vaticani, non ha chiaro che il porporato è e resta cardinale, conserva il titolo ma perde solo i diritti connessi (sull’obbrobrio giuridico di questa scelta da parte del Pontefice rimandiamo ad altra trattazione). Come chiaramente espresso dalla Sala Stampa nel Bollettino.
Il giornalista non omette fatti, dichiarazioni o dettagli essenziali alla completa ricostruzione di un avvenimento
Art. 9 del Testo unico dei doveri del giornalista
Il promotore di giustizia dirama un comunicato che afferma il falso.
Infine, la giornalista da’ notizia di un comunicata diffuso dal promotore di giustizia ai giornalisti iscritti all’ Associazione Internazionale dei Giornalisti Accreditati in Vaticano (AIGAV). L’avvocato Diddì afferma: “a tutt’oggi, e nonostante sia stato già da tempo depositato tutto il materiale sequestrato, nessuno degli avvocati degli imputati ha chiesto di consultare le copie forensi.”
Il Promotore di giustizia aggiunto non ha chiaro neppure lui cosa sta dicendo e pertanto utilizza strumentalmente la stampa, in un modus agendi completamente estraneo all’operato dello Stato della Città del Vaticano, per affermare anche cose non vere. Difatti, durante l’udienza del 17 novembre aveva riferito che un avvocato era andato a visionare gli atti. Ecco il testo del processo
Pagine 62-63 del processo verbale del 17 novembre 2021
Siamo certi che il direttore Mattia Feltri e la giornalista Maria Antonietta Calabrò adempiranno a quanto previsto dall’articolo 9 del Testo unico dei doveri del giornalista.
Il giornalista rettifica, anche in assenza di specifica richiesta, con tempestività e appropriato rilievo, le informazioni che dopo la loro diffusione si siano rivelate inesatte o errate; […] controlla le informazioni ottenute per accertarne l’attendibilità; […] non omette fatti, dichiarazioni o dettagli essenziali alla completa ricostruzione di un avvenimento.
Art. 9 del Testo unico dei doveri del giornalista
P.L.
Silere non possum
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