The new Fundamental Law does not protect workers' rights.

Mentre tutti gli ordinamenti, specialmente nel panorama europeo, lavorano a tutelare i lavoratori e i loro diritti, nello Stato della Città del Vaticano questo non avviene affatto. In questi mesi Silere non possum ha raccontato come il cardinale Mauro Gambetti abbia assunto amici degli amici e li abbia collocati in ruoli di assoluto rilievo. Appena giunto in Fabbrica, Gambetti, ha iniziato a violare la normativa vigente ledendo gravemente i diritti dei lavoratori. Ricordiamo, fra gli altri, quando venne violato il Regolamento in merito ai permessi retribuiti.

Le lamentele, però, sembrano non sortire alcun effetto nel Pontefice, il quale non presta attenzione a queste “quisquìlie” e ha riferito, nel documentario Disney, che in Vaticano tutti rubano.

I diritti dei lavoratori

Se il Papa argentino è stato spesso identificato come "figura del comunismo", in merito al lavoro è certamente corretto guardare a Lenin per poter spiegare determinate scelte in questi dieci anni. Francesco vuole passare alla storia, questo è chiaro, il problema è che rischia di restare come un'ombra oscura sulla Chiesa Cattolica. 

"È chiaro che vuole lasciare un segno ed essere ricordato, il rischio è che ci convochi anche un Concilio Vaticano III prima di morire", abbiamo detto ad un porporato. Ci siamo sentiti rispondere: "Non deve impegnarsi molto, se è per questo resterà nella storia anche così, ne può stare certo". In questi anni Silere non possum ha proprio scongiurato qualunque santo affinché il Pontefice si dimenticasse di questo testo normativo, la Legge Fondamentale dello Stato della Città del Vaticano, ma è chiaro che le numerose critiche che gli abbiamo mosso gli hanno fatto ricordare che c'era una Legge molto importante che lui, e i suoi illustri consiglieri, quotidianamente stavano contraddicendo.

Il 13 maggio 2023, mentre tutti erano concentrati a guardare il Pontefice con il presidente ucraino, è stata pubblicata la nuova Legge Fondamentale dello SCV che entrerà in vigore il 07 giugno 2023. Immediatamente si nota che non è previsto neppure un mese fra l'emanazione e l'entrata in vigore. Giovanni Paolo II la emanò a novembre ed entrò in vigore a febbraio.

La nuova legge contiene numerose ripetizioni e ribadisce concetti che non era necessario ribadire. "Lo Stato e il suo ordinamento sono distinti dalla Curia Romana e dalle altre Istituzioni della Santa Sede" recita l'articolo 2. Certo, una precisazione doverosa per i giornalisti (o giornalai) e gli Alessandro Diddì di turno, ma che la Curia e lo Stato fossero due cose distinte, chi è competente in materia, lo sapeva da tempo. 

Mentre vengono ribaditi concetti chiari, vengono epurati dei pezzi di non poca importanza. L'articolo 18 sparisce. Sì, sparisce. Nella nuova Legge Fondamentale sparisce l'Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica. 

"Le controversie relative al rapporto di lavoro tra i dipendenti dello Stato e l’Amministrazione sono di competenza dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica, a norma del proprio Statuto" recitava. Il lavoratore dipendente dello Stato, quindi, poteva facilmente accedere ad un organo che aveva il chiaro fine di favorire il dipendente.

Giovanni Paolo II, che istituì questo organo con grande lungimiranza, scriveva che il compito di questo Ufficio era "far sì che nella particolare comunità di lavoro, operante alle dipendenze del Papa, sia fattivamente onorata la dignità di ciascun collaboratore; siano riconosciuti, tutelati, armonizzati e promossi i diritti economici e sociali di ogni membro; siano sempre più fedelmente adempiuti i rispettivi doveri; sia stimolato un vivo senso di responsabilità; sia reso sempre migliore il servizio". 

Oggi, grazie alla nuova Legge Fondamentale di Papa Francesco, i dipendenti dello Stato, per far valere i propri diritti, potranno rivolgersi solo e soltanto al Tribunale, il quale peraltro non ha particolari competenze in merito al diritto del lavoro. 

Difatti, l'Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica, dal 07 giugno 2023, si potrà occupare solo e soltanto di quanto gli è conferito dall'articolo 11 della Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium: "Di tutto ciò che concerne le prestazioni di lavoro del personale alle dipendenze della Curia Romana e delle questioni ad esso connesse si occupa, secondo la propria competenza, l’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica, a tutela e promozione dei diritti dei collaboratori, secondo i principi della dottrina sociale della Chiesa". 

Bergoglio, quindi, relega la competenza dell'ULSA alle sole questioni inerenti la Curia Romana. Si badi bene che i Pontefici precedenti non hanno mai parlato di "lavoratori" o "dipendenti" ma di "collaboratori". 

La stampa di partito

Mentre la stampa di partito parla di laici e di legge di bilancio, quindi, la nuova Legge Fondamentale dello Stato limita fortemente i diritti di quei collaboratori che servono questo Stato e ne permettono il buon funzionamento.

Certo, se tale legge fosse stata firmata da Benedetto XVI la stampa internazionale avrebbe gridato allo scandalo e i vari Comitati Moneidioti avrebbero immediatamente diffidato il Papa a queste gravi violazioni dei diritti umani. Ma qui, la storia non è questa, lo abbiamo capito bene. Ciò che importa alla stampa, oggi, è che la Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano potrà essere composta da membri che non sono cardinali. Anche nello Stato, quindi, Francesco segue ancora la via dell'ideologia e permette ai laici di entrare in un organo che è chiamato a legiferare sullo Stato. Basta guardare la Legge DXXXI fatta approvare recentemente per comprendere quali siano i risultati di avere una commissione composta da cardinali incapaci anche di parlare in italiano corretto (si guardi al Cardinale Petrocchi il quale diffonde il suo magistero in dialetto ascolano) e che quindi si affidano ai laici come Diddì, Buonomo Mirabelli e company. 

Una legge piena di errori, con previsioni che sono tipicamente italiane e non hanno nulla a che vedere con la natura dello Stato della Città del Vaticano.

Anche il bilancio è una questione che sta molto a cuora a quella Chiesa che parla di povertà ma si muove come una vera e propria azienda interessata a rimpinguare le proprie casse, ormai svuotate da cardinali e amici di Francesco che hanno portato via tutto il patrimonio della Sede Apostolica.

Anche l'articolo 17 sparisce. Giovanni Paolo II aveva previsto: "Fatto salvo quanto disposto nell’articolo seguente, chiunque ritenga leso un proprio diritto o interesse legittimo da un atto amministrativo può proporre ricorso gerarchico ovvero adire l’autorità giudiziaria competente. Il ricorso gerarchico preclude, nella stessa materia, l’azione giudiziaria, tranne che il Sommo Pontefice non l’autorizzi nel singolo caso". 

Allo stesso tempo, sopratutto a seguito delle numerose critiche apparse sui giornali internazionali, Francesco ci tiene a precisare che "In ogni processo è garantita l’imparzialità del giudice, il diritto di difesa e il contraddittorio tra le parti". Tale previsione, però, è apparsa ai più una sorta di "excusatio non petita". Come dovrà essere considerato questo comma visti i numerosi rescritti segreti firmati a processo iniziato, le modifiche delle norme quando non sono favorevoli al Papa e le continue novità legislative che abrogano quelle del mese precedente? 

Una cosa è certa, Francesco vuole i laici in Vaticano ma si comporta commettendo due errori. Primo: pensa di poter trattare i laici in modo dispotico come tratta noi preti. Due: favorisce i laici con ruoli apicali (i quali prendono stipendi da capogiro) ma non si interessa affatto dei diritti dei lavoratori, che per lui sono di "serie b". 

Ogni tanto penso che non vorrei essere nei panni del prossimo Pontefice.

d.L.S.

Silere non possum