Pope Francis has decided. The president of the vatican court issued the expected order.

The defence's objections were rejected.

Gli articoli che raccontano il processo 

Ci sono voluti 217 giorni “per capire di quale morte bisogna far morire questi imputati”Questa mattina il presidente del Tribunale vaticano ha emesso l’ordinanza con la quale ha rigettato le doglianze dei difensori e ha fissato la data del primo interrogatorio. Si tratta della corte del più piccolo Stato del mondo che si è sempre caratterizzata per celerità (essendo anche poca la mole di lavoro) e per aver emesso sentenze sempre motivate in modo magistrale. Sono pochi gli appelli, in particolare durante la presidenza di Giuseppe Dalla Torre. Sul sito Vatican and Canon Law potrete leggere alcune delle sue sentenze, le quali sono veramente dei trattati che hanno sempre tentato di rispondere al meglio alle esigenze dei tempi.

Oggi quella stessa corte è capeggiata da un pubblico ministero italiano, il quale non ha mai aperto un codice di diritto canonico, e che non riesce a farsi rispettare dalla pubblica accusa. Sostanzialmente il sistema italiano è entrato oltre Tevere. In Italia, da anni, il pubblico ministero guida il processo e il giudice resta a guardare. Il pubblico ministero condanna e il giudice firma. Gli avvocati sono delle pietre di inciampo che si lamentano “per dilatare i tempi del processo”. Ciò che inquieta è che queste sono cose che gli avvocati italiani dovrebbero sapere e, invece, oggi il promotore di giustizia aggiunto Alessandro Diddì mette in pratica quel modus agendi che criticava durante il processo Buzzi.

Un'aula teatro di guerra

Giuseppe Pignatone ha più volte espresso il proprio imbarazzo. anche con battutine, in un’aula che è diventata teatro di guerra. Una battaglia che ieri ha visto il suo apice e la tensione si tagliava col coltello. Era chiaro che dopo 216 giorni di discussioni, a Santa Marta qualcuno ha perso la pazienza. Sappiamo bene come Francesco tenga alla propria immagine e i numerosi articoli usciti sulla stampa nazionale ed internazionale non gli sono affatto piaciuti. Su Avvenire e l’Osservatore Romano è riuscito a non far uscire nulla ma altrove il suo ascendente fa desiderare.  Nell’udienza di ieri era chiaro il “dettato superiore” come lo chiamerebbe Mons. Perlasca, ovvero il Papa ha ordinato a tribunale, ufficio del promotore di giustizia e parti civili di porre fine a questo teatro, non vuole rimetterci la faccia. Così si sono susseguiti tutti gli interventi con la stessa matrice sia dell’ex presidente della corte costituzionale della Repubblica Italiana, il quale ci chiediamo cosa ne possa sapere di diritto vaticano, sia delle altre parti. Giovanni Maria Flick ha risposto affermativamente alla domanda di qualche giornalista che gli chiedeva se questo fosse un giusto processo. Ora, che non ci sia, da parte nostra, grande stima per l’ordinamento italiano e soprattutto di quella corte costituzionale, è chiaro, ma ci chiediamo se il professore abbia presente cosa sia la Convenzione EDU. Probabile che quella, differentemente dal diritto canonico e vaticano, l’abbia letta. Ritenere che questo sia un giusto processo, o meglio, che queste siano delle indagini effettuate secondo i principi del giusto processo, significa non aver chiaro neppure lontanamente cosa siano i principi ispiratori del diritto canonico e dello stesso diritto divino che Flick ha citato in aula.

Ma nonostante ci siano alcuni sognatori, questo processo non è guidato da alcuna regola di dirittoTantomeno la decisione spettava al presidente del tribunale. Del resto ogni atto di Francesco esce da Santa Marta senza passare in mano ad un vaglio di esperti, basti pensare agli ultimi motu proprio.  Durante questo pontificato gli atti straordinari sono divenuti ordinari e quei testi sono degli obbrobri giuridici. Per quanto riguarda il diritto canonico, il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi è completamente ignorato. Per quanto riguarda il diritto vaticano, basti pensare ai Rescripta e abbiamo presto spiegato quale principio viene utilizzato. Tutti i rescritti sono stati sempre pubblicati nella storia della Chiesa, compreso quelli concessi al Card. Parolin questa mattina e che modificano il Regolamento della Curia Romana e il Testo Unico delle Provvidenze a favore della Famiglia. Poi se gli esperti chiamati dal Papa, oggi, sono persone che non hanno neppure la cognizione di cosa siano gli Acta Apostolicae Sedis, stiamo freschi.

La decisione del tribunale

Come ha chiesto il Pontefice, il processo deve essere fatto. I diritti umani sono una cosa di cui ci preoccuperemo poi. Questa mattina quindi il tribunale ha rigettato tutte le doglianze delle difese ed ha ordinato il rinvio a giudizio degli imputati.

Il processo inizierà il 17 marzo 2022 e il primo ad essere udito sarà il Cardinale Becciu. Non si tratta neppure del primo imputato nella lista ma ovviamente il teatro deve iniziare e Francesco vuole accontentare i giornalisti assetati di brandelli di carne cardinalizi.

G.M. e L.M.

Silere non possum

ORDINANZA 01 MARZO 2022