The Dicastery for Institutes of Consecrated Life and Societies of Apostolic Life has numerous problems. Today another commissariat in Hungary.

Il 15 maggio 2023 il Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ha firmato un decreto con il quale ha nominato Dom Mauro Giuseppe Lepori, commissario pontificio per l’Abbazia di Zirc in Ungheria.

Insieme a lui sono stati nominati il Rev.do Dom Cirill T. Hortobágyi O.S.B. e la Rev.da Madre Olga Horváth O. Cist., quali co-commissari.

La decisione giunge dal Dicastero guidato da S.E.R. il Sig. Cardinale João Braz de Aviz e da S.E.R. Mons. José Rodríguez Carballo O.F.M. ed è chiaramente lesiva di tutti i diritti di quell’Abbazia.

Ancora una volta a Roma si interviene perché qualche “amico dell’amico” ha chiesto di intervenire. Ancora una volta a Roma, qualcuno sceglie di ascoltare i laici assetati di potere e che non vogliono lasciare le loro poltrone. A farne le spese è, come al solito, la comunità monastica.

La vergognosa direzione del Dicastero

In questi anni le Congregazioni commissariate sono sempre più numerose e il carico di lavoro è sempre più imponente. Come abbiamo più volte evidenziato, però, questo pontificato è, e sarà ricordato per questo, quello che più ha calpestato il diritto e i diritti dei singoli.

Papa Francesco si è mosso sempre affermando di essere il Pontefice e, come tale, ha sempre agito. Spesso, però, ha dimenticato che lo stesso Pietro ha un Capo e quei limiti sono stabiliti dal diritto divino e naturale. In merito alle realtà monastiche, Bergoglio ha sempre dimostrato di non essere capace di comprendere la peculiarità di questa vita. Non ne comprende il significato spirituale e, tantomeno, quello giuridico.

Se nei secoli le realtà monastiche hanno goduto di uno speciale posizionamento giuridico, in questi ultimi dieci anni tutto sta venendo meno. In diverse occasioni abbiamo ribadito che l’unico modo per salvarsi, al momento, è quello di costituire delle associazioni civili ed intestare tutti i beni a quelle. In questo modo il Pontefice e la Santa Sede non potranno agire da tiranni.

Del resto, se nel mondo le realtà commissariate stanno diventando più numerose di quelle non commissariate, allo stesso tempo nel Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica continuano a governare dei soggetti che non godono di una buona fama.

“Le realtà che sono da commissariare vengono lasciate libere, quelle che godono di ottima salute, invece, vengono commissariate”, afferma un officiale del Dicastero. Questo, infatti, è ciò che è avvenuto in questi anni. Non sono valse a nulla le proteste di numerosi altri Dicasteri che chiedevano il cambio dei vertici a Piazza Pio XII.

"Molto spesso - afferma una religiosa - non si tiene neppure in considerazione che se c'è un problema in Azerbaigian, difficilmente la Santa Sede lo verrà a sapere. Se ciò avviene significa che qualcuno si rivolge direttamente con un fine ben preciso. Allora è necessario chiedersi perchè? Ci sono realmente problemi o si tratta solo di cordate di potere?"

Sembra chiaro che il compito di questo Dicastero non è per nulla semplice. Eppure, a capo di quest'organo si è scelto di mettere due personaggi ben poco dediti alla vita religiosa. Nelle diocesi di Apucarana, Flenucleta e Brasilia non sono molto misericordiosi con Braz de Aviz. “A lui non interessava nulla delle realtà religiose qui, figuriamoci quando ha raggiunto i suoi scopi carrieristici”, riferisce un sacerdote del posto. Come è possibile che si sia scelto un soggetto del genere da mettere a capo di un Dicastero così importante?

Se ciò non bastasse, è bene evidenziare che in realtà il porporato brasiliano non ha grandi capacità intellettive e il suo disinteresse ha anche permesso che una longa manus iniziasse a spadroneggiare all’interno del Dicastero. S.E.R. Mons. José Rodríguez Carballo O.F.M., è in realtà colui che muove tutte le sue pedine ed ogni decisione passa dalla sua scrivania. Sì, si tratta del medesimo “francescano” che ha mandato in bancarotta l’Ordine dei Frati Minori. Anche il suo nome, infatti, non è pronunciabile davanti a membri della Curia dei minori, a meno che non si voglia sentire qualche litania.

Il problema dell’arcivescovo Carballo, però, non è solo nel passato ma è proprio nel presente. “Ci sono numerose religiose che continuano a scrivere al Dicastero e non ricevono risposta”, riferisce sempre l’Officiale del Dicastero.

L’arcivescovo spagnolo, infatti, sembra intervenire solo in casi che gli presenta qualche amico (o amica) fidato ma non ha certo l’intenzione di passare le sue giornate sulle “sudate carte”. E se ogni tanto qualcuno sospira perchè circola voce di una sede episcopale che si libera, Carballo resta incollato alla sua poltrona "senza timore alcuno". Eppure, il problema oggi è molto serio.

Il problema delle realtà monastiche femminili

Ad oggi la prima realtà da commissariare sarebbe lo stesso Dicastero. Sarebbe necessario inserire più sacerdoti, preferibilmente con conoscenza della vita monastica, che inizino a far parte dell’organico.

Altresì, bisognerebbe istituire una sezione apposita per le realtà commissariate. In questi anni, come è solito fare, Francesco ha scelto di togliere la competenza ai Dicasteri che l’avevano e affidare i commissariamenti ad altre realtà. A volte, addirittura, alla Segreteria di Stato. In questo modo nulla è certo e tutto cambia a seconda della volontà del Pontefice. Se esiste un dicastero e quel dicastero ha una speciale competenza, necessariamente bisogna far sì che se ne occupi questo. Se il Dicastero non funziona, come nel caso di specie, si cambiano i vertici o si spediscono coloro che non sono competenti.

Non è possibile che ciò che riguarda la vita religiosa passi alla Segreteria di Stato e ciò che riguarderebbe la Segreteria di Stato passa all’Arcivescovo di Bologna (o meglio, alla Comunità Sant’Egidio).

Il Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica in questi anni ha creato un enorme danno alla vita monastica. Si pensi a quanto sta avvenendo con le realtà femminili a seguito dell’assurdo documento Cor Orans.

In breve, la Santa Sede in questi anni ha iniziato a guardare con preoccupazione a tutti i monasteri sui iuris che, appunto, godono di una speciale posizione giuridica e, pertanto, sono a lei direttamente soggetti.

Le forze del Dicastero, come anticipavamo, sono poche e pertanto qualcuno ha pensato, non di aumentare gli addetti, ma piuttosto di spingere i monasteri a federarsi.

La federazione

Sul punto è necessario soffermarsi per comprendere come una frase oggettivamente “buona” può essere diabolicamente strumentalizzata.

Cor Orans dice che la Federazione viene favorita “perché nella condivisione del medesimo carisma i monasteri federati superino l’isolamento e promuovano l’osservanza regolare e la vita contemplativa”. Cosa significa isolamento? È chiaro che un monastero di vita contemplativa sia isolato. Per secoli è stato così ed ha funzionato, oggi arriva Carballo che non ha mai vissuto la sua vita religiosa di povertà e vuole spiegare alle monache come devono vivere?

Recita sempre Cor Orans: “L’affiliazione è una particolare forma di aiuto che la Santa Sede viene a stabilire in particolari situazioni in favore della comunità di un monastero sui juris che presenta un’autonomia solo asserita, ma in realtà assai precaria o, di fatto, inesistente”. In sostanza, appunto, ciò che avrebbe dovuto fare la Santa Sede, ora si pretende che lo faccia la Federazione. In poche parole “se ne lava le mani”.

A capo di queste Federazioni, però, chissà come mai, c’è sempre qualche monaca che ama andare in giro senza velo, con la piega fatta ogni settimana e senza abito. Chissà perché queste monache sono sempre coloro che odiano le celebrazioni coram Deo e i monasteri che vivono seriamente la regola monastica. Cor Orans non diceva che dovevano “promuovere l’osservanza regolare e la vita contemplativa?”

Anche nell’abbazia di Zirc viene inviata, oggi, l’abadessa Olga Horváth la quale non porta mai il velo ed ama spesso mettersi in mostra. La domanda che ci facciamo è: perché non abbandonano la congregazione e vanno a vivere in un attico in qualche città sperduta del mondo? Nessuno lo vieta. Se una monaca vuole restare nella Congregazione, deve osservarne le regole e deve sposare quel carisma. Oggi, molto spesso, queste persone utilizzano la Chiesa come trampolino e alla prima occasione buona l’abbandonano. Del resto, anche la Chiesa ha mostrato la propria incapacità ad affrontare queste personalità problematiche. Si pensi, ad esempio, a quelle religiose che abbandonano l’istituto ma mantengono le loro poltrone nelle Pontificie Università, nella Pontificia Commissione Biblica e ambiscono a molto altro. Della Chiesa, del loro Istituto, di Cristo non gli importa nulla, ma la carriera sì. Per fortuna che Papa Francesco si scaglia contro il carrierismo. Ah, quello vale solo per i preti.

Inoltre, è possibile che come commissario pontificio venga nominato l'Abate Generale dell'Ordine a cui appartiene l'abbazia? Non sarebbe forse il caso di scegliere qualcuno di esterno? L'unica scelta sensata sembra essere quella del co-commissario Cirill T. Hortobágyi O.S.B., un uomo di Dio.

La retorica del potere alle donne

Mentre il Papa continua a far dire ai giornali ciò che vuole, le cose in realtà vanno diversamente. Difatti, se oggi ci sono delle cordate che parlano di “potere alle donne”, in realtà si sta andando da tutt’altra direzione. I monasteri femminili sui iuris, infatti, sono la dimostrazione che nella storia la Chiesa ha saputo affidare il potere alle persone giuste e secondo uno spirito che non guarda al sesso ma piuttosto alla competenza.

Con la Federazione, invece, i monasteri diventano molto meno autonomi e, addirittura, li si obbliga ad associarsi giuridicamente con il ramo maschile. Recita Cor Orans: “Si deve favorire, in quanto è possibile, l’associazione giuridica dei monasteri di monache all’ordine maschile corrispondente”.

Difatti, poi, la vigilanza è affidata anche al “superiore maggiore dell'Istituto maschile consociante, che è denominato Ordinario religioso, in riferimento alla comunità del monastero femminile associato giuridicamente, a norma del diritto”.

In sostanza, se anticamente l’abadessa era “padrona in casa propria”, oggi non lo è più. Questo ha dato vita a numerosi problemi e ancora ne scaturiranno. Oggi i monasteri stanno diventando sempre più anziani e la volontà di "accorpare-federare-tagliare" è alta sopratutto per incamerare i beni.

Il problema delle Federazioni è poi dato anche dal fatto che c'è chi vuole sindacare anche sulla formazione monastica. È chiaro che a capo delle Federazioni e di determinati Ordini ci sono delle persone che impongono un determinato stile di vita, una determinata formazione e quant’altro. Per questo, in questi anni, abbiamo visto guerre fra Federazioni e relativi monasteri.

Seppur Carballo scrive essere la medesima cosa, diversa è la Congregazione.

Cor Orans dice: “Quanto disposto dalla presente Istruzione per la Federazione dei monasteri si applica congrua congruis referendo alla Congregazione monastica femminile, a meno che non sia disposto altro dal diritto universale e proprio o non risulti altrimenti dal contesto o dalla natura delle cose”. Eppure, le cose non stanno affatto così.

La Congregazione, infatti, garantisce più autonomia alla realtà femminile rispetto a quella maschile ed ha potestà sui monasteri. La Federazione no. Al punto 20 dell’Istruzione Inter praeclara questo aspetto era stato chiarito dalla Sacra Congregazione nel 1950.

Se il Papa non metterà mano al Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, il rischio è che continuino a perpetrarsi abusi da parte di quella realtà che dovrebbe contrastarli.

S.I.

Silere non possum