Pope Francis, during a meeting with religious people at the Vatican, called for combating fake news.

Sabato scorso, 18 giugno 2022, il Santo Padre Francesco ha ricevuto i partecipanti al Capitolo Generale della Società di San Paolo (paolini) e ha offerto loro una interessante riflessione in un colloquio "a braccio". Durante il loro Capitolo, che si è svolto nella Casa di Esercizi Spirituali di Ariccia, dove anche Francesco porta la Curia Romana, i religiosi hanno eletto l'ottavo successore del Beato Giacomo Alberione. Il presbitero aveva pensato alla Società di San Paolo come ad una congregazione che diffondesse la Parola di Dio con i nuovi mezzi di comunicazione.

Il nuovo Superiore Generale

Mercoledì 15 giugno il Rev.do don Domenico Soliman è stato eletto Superiore Generale della Società di San Paolo. Soliman è nato a Thiene (Vicenza, Italia) il 2 giugno 1966. È entrato nella comunità paolina di Vicenza il 20 settembre 1977. Ha emesso la professione temporanea l’8 settembre 1986 ad Albano Laziale e quella perpetua il 7 settembre 1992 a Roma.

È stato ordinato presbitero il 30 settembre 1995 a Vicenza. È stato Postulatore Generale della Famiglia Paolina dal 2018 e ha ricoperto l’incarico di Segretario generale della Società San Paolo fino alla sua elezione a superiore generale.

Il monito del Papa

Il Papa, abbandonando il discorso preparato per l'occasione, ha scelto di rivolgere alcuni inviti alla Comunità Paolina che ha la vocazione specifica della comunicazione. "Comunicare, ha detto Francesco, è una delle cose che è più che una professione: è vocazione". Poi ha aggiunto: "Se noi prendiamo i mezzi di comunicazione di oggi: manca pulizia, manca onestà, manca completezza. La dis-informazione è all’ordine del giorno: si dice una cosa ma se ne nascondono tante altre. Dobbiamo far sì che nella nostra comunicazione di fede questo non succeda, non accada, che la comunicazione venga proprio dalla vocazione, dal Vangelo, nitida, chiara, testimoniata con la propria vita". 

Francesco si era già scagliato contro le fake news con il messaggio per la LII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali « La verità vi farà liberi (Gv 8,32). Fake news e giornalismo di pace» dell'anno 2018. Scriveva il Papa: "La difficoltà a svelare e a sradicare le fake news è dovuta anche al fatto che le persone interagiscono spesso all’interno di ambienti digitali omogenei e impermeabili a prospettive e opinioni divergenti. L’esito di questa logica della disinformazione è che, anziché avere un sano confronto con altre fonti di informazione, la qual cosa potrebbe mettere positivamente in discussione i pregiudizi e aprire a un dialogo costruttivo, si rischia di diventare involontari attori nel diffondere opinioni faziose e infondate. Il dramma della disinformazione è lo screditamento dell’altro, la sua rappresentazione come nemico, fino a una demonizzazione che può fomentare conflitti. Le notizie false rivelano così la presenza di atteggiamenti al tempo stesso intolleranti e ipersensibili, con il solo esito che l’arroganza e l’odio rischiano di dilagare. A ciò conduce, in ultima analisi, la falsità".

Proprio ai Paolini, quindi, Francesco consegna un compito molto importante, come a voler ricalcare quella missione consegnata dal Beato Alberione: "Andate avanti con una comunicazione pulita" perchè "alla gente piace mangiare scandali, cioè mangiare sporcizia" ma "La prima cosa che un comunicatore comunica è se stesso, senza volerlo, forse, ma è se stesso. “Questo parla di questo tema…”, ma come parla è importante: chiaro, trasparente; è lui stesso che parla. Questa è l’originalità. In questo senso, i comunicatori sono “poeti”. È la “poesia” del comunicare bene".

S.I.

Silere non possum

Il discorso del Papa ai membri del Capitolo della Società di San Paolo

Grazie per le Sue parole, grazie a tutti per la visita, grazie!

Qui c’è il discorso che devo dire… Ma perché perdere tempo dicendo questo quando voi lo leggerete dopo, non è vero? Mi è sembrato meglio darlo al Generale, che lui poi lo faccia conoscere – se lo crede opportuno; se no, che faccia la censura! E poi, mi sembra che comunicarsi così, fraternamente, con il calore dell’incontro, è meglio che la freddezza di un discorso.

E voi siete apostoli della comunicazione. Della teologia della comunicazione si può parlare tanto… La passione di Dio è comunicarsi, sempre comunica: con il Figlio nello Spirito, e poi a noi. Comunicare è una delle cose che è più che una professione: è vocazione. E questo Don Alberione ha voluto sottolineare nelle diverse famiglie – cosiddette – paoline, questo del comunicare. Comunicare in modo pulito. E voi avete la vocazione di comunicare in modo pulito, evangelicamente. Se noi prendiamo i mezzi di comunicazione di oggi: manca pulizia, manca onestà, manca completezza. La dis-informazione è all’ordine del giorno: si dice una cosa ma se ne nascondono tante altre. Dobbiamo far sì che nella nostra comunicazione di fede questo non succeda, non accada, che la comunicazione venga proprio dalla vocazione, dal Vangelo, nitida, chiara, testimoniata con la propria vita.

Non solo comunicare, ma anche redimere la comunicazione dallo stato in cui è oggi, nelle mani di tutto un mondo di comunicazione che o dice la metà, o una parte calunnia l’altra, o una parte diffama l’altra, o una parte sul vassoio offre degli scandali perché alla gente piace mangiare scandali, cioè mangiare sporcizia. Non è vero? È così. La comunicazione, quel rapporto tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo che è nel segno della Trinità, diventa questo pasto indigesto, sporco, non pulito. La vostra vocazione è che la comunicazione sia fatta pulita, chiara, semplice. Non trascurare questo, è molto importante!

Non è una professione. Sì, fra voi ci sono comunicatori professionisti, questo sta bene; ma prima della professione, è una vocazione, e la vocazione ti dà l’identità. Io prendo la tua identità dalla tua vocazione, cioè Dio ti chiama a questo. Non mi importa come ti chiamavi prima che io ti chiamassi. Ti chiama, hai la tua identità. Quella preghiera di Davide, quella coscienza profetica: “Tu sei stato tolto dal gregge”, da lì; la tua identità non viene tanto dal gregge ma dalla chiamata che ti ha tolto dal gregge. Non dimenticare il gregge, che non vengano i “fumi” e ti riempiano la testa perché sei uno importante, sei arrivato a monsignore, a cardinale… Niente, no, questo non serve a nulla. Serve la pulizia, cioè da dove vengo, la realtà. E Dio si comunica sempre nella realtà: fate in modo che la vostra vita sia proprio la comunicazione della vostra vocazione, che nessuno di voi debba nascondere la propria identità vocazionale. La prima cosa che un comunicatore comunica è se stesso, senza volerlo, forse, ma è se stesso. “Questo parla di questo tema…”, ma come parla è importante: chiaro, trasparente; è lui stesso che parla. Questa è l’originalità. In questo senso, i comunicatori sono “poeti”. È la “poesia” del comunicare bene.

Andate avanti con una comunicazione pulita: anche nel Capitolo, comunicate bene tra voi. Sempre ci sono difficoltà nel comunicare bene, e nella comunicazione c’è sempre anche qualche pericolo di trasformare la realtà. Uno racconta, comunica all’altro questo, questo lo comunica a questo, a quell’altro e quell’altro e a giro, quando torna, è come Cappuccetto rosso, che incomincia con il lupo che vuole mangiare Cappuccetto rosso e finisce con Cappuccetto rosso e la nonna che mangiano il lupo. No, non va la cosa! Una brutta comunicazione deforma la realtà.

Grazie per la vocazione a comunicare nella Chiesa. Andate avanti su questo: la Chiesa ha bisogno di questo. Io vi ringrazio tanto. Coraggio e avanti! Pregate gli uni per gli altri. l’unità della Congregazione sarà la vostra forza per comunicare bene. E pregate anche per me: io chiedo l’elemosina, così andiamo avanti. Va bene. Grazie!