The Pope participated in a meeting with some young people that was recorded and is now available on Disney+

“Oggi, in piena emergenza educativa, il munus docendi della Chiesa, esercitato concretamente attraverso il ministero di ciascun sacerdote, risulta particolarmente importante. Viviamo in una grande confusione circa le scelte fondamentali della nostra vita e gli interrogativi su che cosa sia il mondo, da dove viene, dove andiamo, che cosa dobbiamo fare per compiere il bene, come dobbiamo vivere, quali sono i valori realmente pertinenti. In relazione a tutto questo esistono tante filosofie contrastanti, che nascono e scompaiono, creando una confusione circa le decisioni fondamentali, come vivere, perché non sappiamo più, comunemente, da che cosa e per che cosa siamo fatti e dove andiamo”, diceva Benedetto XVI ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro il 14 aprile 2010.

Quella udienza generale ci è tornata alla mente nel momento in cui abbiamo guardato il documentario che Papa Francesco ha registrato con alcuni giovani ed ora è disponibile su Disney+.

Nel video il direttore Felipe Perfetti analizza il documentario. Tinder, aborto, pornografia e quant'altro. Parla anche della vicenda che ha coinvolto il Dalai Lama e le recenti questioni inerenti al caso di Emanuela Orlandi

Disorientamento 

Tralasciando le “scelte editoriali” che ci sono dietro a questi momenti, è necessario comprendere che, purtroppo, gli interventi del Papa stanno divenendo sempre più frequenti e le sue parole rischiano di creare molta confusione.

«Questa è la funzione in persona Christi del sacerdote – diceva sempre Benedetto XVI – rendere presente, nella confusione e nel disorientamento dei nostri tempi, la luce della parola di Dio, la luce che è Cristo stesso in questo nostro mondo. Quindi il sacerdote non insegna proprie idee, una filosofia che lui stesso ha inventato, ha trovato o che gli piace; il sacerdote non parla da sé, non parla per sé, per crearsi forse ammiratori o un proprio partito; non dice cose proprie, proprie invenzioni, ma, nella confusione di tutte le filosofie, il sacerdote insegna in nome di Cristo presente, propone la verità che è Cristo stesso, la sua parola, il suo modo di vivere e di andare avanti. Per il sacerdote vale quanto Cristo ha detto di se stesso: “La mia dottrina non è mia” (Gv, 7, 16); Cristo, cioè, non propone se stesso, ma, da Figlio, è la voce, la parola del Padre. Anche il sacerdote deve sempre dire e agire così: “la mia dottrina non è mia, non propago le mie idee o quanto mi piace, ma sono bocca e cuore di Cristo e rendo presente questa unica e comune dottrina, che ha creato la Chiesa universale e che crea vita eterna”»

Eppure, in questi anni, il popolo santo di Dio, come ama chiamarlo Francesco, sta manifestando una vera e propria sete di questa funzione dello stesso Pontefice. Gli interventi del Papa sono sempre più politicamente corretti, orientati a non dare fastidio a nessuno ma non forniscono risposte.

Se si guarda a questo documentario lo si nota immediatamente. Sul tema dell’aborto Francesco è fermo sulle proprie posizioni certo, ma propala le solite quattro frasi che gli sono state consegnate da qualche appartenente al “cerchio magico”. Parla del sicario e si concentra sul fatto che il bambino è già vita dal concepimento. Tutto giusto ma nel momento in cui una ragazza dice: “Sì, ma io ho diritto ad abortire perchè il corpo è mio!”, il Papa non risponde. Non c’è la capacità di affrontare un discorso complesso che spieghi, a questa giovane, che vi è necessità di valutare quale diritto prevale sull’altro nel momento in cui vi è un conflitto. 

Sono lontani i tempi in cui Benedetto XVI, durante la GMG diocesana nel 2006, rispondeva con chiarezza ai giovani che lo interrogavano sulle questioni che gli stavano a cuore.

L'amore per il cliché

Non sono mancati i momenti in cui il Papa ha, ingiustamente, gettato fango sulla Chiesa e sul Vaticano. Addirittura Francesco ha detto: “qua dentro rubano tutti”, facendo riferimento allo Stato della Città del Vaticano. Queste affermazioni sono gravi perchè portano ad ottenere l’acclamazione del popolo a danno della Chiesa stessa. Certo, ci sono stati alcuni episodi e vicende in cui qualcuno ha approfittato ed ha rubato, ma questo avviene dappertutto. Si interviene, si punisce ma poi si continua a lavorare. Generalizzare in questo modo è dannoso, ne abbiamo visto i risultati in questi dieci anni. 

Quando Alessandro Diddi ha fornito alla stampa informazioni false in merito al Palazzo di Londra, la Santa Sede ha subito un danno enorme. Il Promotore di Giustizia disse che la Segreteria di Stato aveva utilizzato dei soldi dell’Obolo di San Pietro per interessi personali. Questo ha comportato uno scandalo enorme e le persone di buona volontà non hanno più donato. 

Eppure, il fine di Francesco sembra proprio essere quello di creare confusione, divisione e scandalo. Ciò che va cercando sembra essere sempre più l’acclamazione del popolo. Molte domande, ma poche risposte, questo è il problema di questo pontificato. 

E se qualcuno in queste ore ha addirittura definito questo documentario una dimostrazione di ciò che è il Sinodo, è abbastanza chiaro che non è chiaro cosa sia il Sinodo. Se le persone vengono nelle nostre chiese a porci domande, lo fanno perchè vogliono delle risposte. 

Nel documentario la discussione su un tema si conclude sempre perchè qualcuno “si stanca” di portare avanti la propria tesi. La giovane tornerà a casa convinta di essere padrona del suo corpo, il Papa tornerà a casa convinto che il medico che pratica l’aborto è un sicario.

Il Papa, però, ha un altro compito che è proprio quello a cui faceva riferimento Benedetto XVI nell’udienza generale: “Il Signore, mosso da compassione, ha interpretato la parola di Dio, egli stesso è la parola di Dio, e ha dato così un orientamento”. 

F.P.

Silere non possum