Cardinal Parolin: surprised by the reactions of Ukraine and Russia

Al termine della presentazione di un libro sul beato vescovo Antonio Bello presso l’Università LUMSA, il cardinale segretario di Stato si è lasciato andare ad alcune considerazioni con i giornalisti.

Senza rendersi conto che ogni parola, al momento, viene certamente strumentalizzata sopratutto dalla stampa, Pietro Parolin è intervenuto anche sulla questione Ucraina-Russa e la “missione” di cui Francesco ha parlato sul volo di ritorno dall’Ungheria.

«Il Papa ha detto che ci sarà una missione – ha detto Parolin – che sarà annunciata nel momento in cui sarà pubblica e io ripeto le stesse espressioni che lui ha usato. Non entro nei particolari. Il Papa ha parlato in questi termini, lasciamo a lui di dare eventuali e ulteriori informazioni».

Il capo della diplomazia della Santa Sede, però, dimentica che il Papa non ha detto che “ci sarà” ma ha detto che “c’è”, ora. 

Poi ha detto che, per quanto ne sa lui, le due parti “ne erano e ne sono a conoscenza”“Sì, a suo tempo. Per quello che io so, sanno. Poi sapete com’è, in mezzo ai meandri della burocrazia può darsi che le comunicazioni non arrivino dove devono arrivare. Però le mie sono solo interpretazioni, io so che sono state informate le due parti”.

Incalzato dai giornalisti in merito al fatto che tutti, al momento, hanno smentito, il porporato ha ribadito: “Direi che mi sorprende e non so a quale motivazione o ragionamento risponda”. 

Pietro Parolin si conferma, ancora una volta, un uomo poco prudente e incapace di leggere i segni dei tempi. Al momento si riscontra una vera e propria irritazione, da tutte le parti, in merito alle parole pronunciate dal Pontefice. La scelta migliore, quindi, è quella di tacere ed evitare di affidare alla stampa, che sempre punta i propri guadagni sullo scoop e sullo scontro, qualsiasi tipo di considerazione.

Se questa missione realmente esiste, il Papa ha commesso un errore incredibile nel parlarne ed ora bisogna lavorare per porre rimedio a quanto fatto. Continuando in questa direzione, volendo difendere il Pontefice, non si farà altro che esacerbare le posizioni e, sopratutto, squalificarsi completamente nell’ottica di una condizione quali possibili mediatori. La diplomazia, la Santa Sede ne è sempre stata maestra, è spesso fatta di silenzi e di lavoro umile e nascosto. Oggi, però, sembra che qualcuno faccia a pugni pur di apparire come l’eroe e “colui che vuole la Pace”.

R.L.

Silere non possum