Il processo sul palazzo londinese di Sloane Avenue nello Stato della Città del Vaticano continua a fornire interessanti riflessioni in merito alla meritocrazia e al familismo amorale che vige nella Repubblica Italiana e coinvolge l'enclave Vaticano.

Durante la sesta udienza, nella quale il presidente Giuseppe Pignatone non è ancora riuscito a farsi valere ed a far eseguire le sue ordinanze, si è tenuto un ulteriore acceso dibattito  fra le difese, le quali, giustamente, continuano a invocare la nullità delle citazioni.

È evidente, riferisce Diddì, che le domande non dovevano neanche essere verbalizzate, visto che non si possono fare non dovevano neanche essere verbalizzate. [...] Io come avvocato avrei evitato proprio per la tutela della moralità del suo assistito di fare l’eccezione che lei oggi ha ritenuto di fare, ma queste sono mie valutazioni. 

Non solo quindi, l'avvocato Diddì ha condotto delle indagini, dalle quali si sta discostando lo stesso dirigente dell'ufficio del promotore, ha dimostrato di non avere alcuna competenza in merito al diritto vaticano (basti guardare i numerosi errori contenuti nel suo articolo nella rivista Diritto e Religioni) ma ora vuole anche impartire lezioni agli avvocati su come si conduce la difesa di un imputato.

Lo stesso promotore di giustizia, il quale, lo ricordiamo, non ha mai aperto un libro di diritto canonico e tantomeno il codice, ha praticamente, in pochissime battute, dato dimostrazione di non aver capito assolutamente nulla di quello che è il procedimento vaticano e di quale sia l’animus che deve reggere il processo. Non ha capito che il codice prevede, all’articolo 246 c.p.p.: 

I testimoni devono essere interrogati su fatti determinati; non possono essere interrogati sulle voci correnti nel pubblico intorno ai fatti, né sulla moralità in genere delle parti o di testimoni, né su notizie o comunicazioni avute dalle persone menzionate nell'art. 248 in relazione ai fatti contemplati nello stesso articolo. I pubblici ufficiali non debbono esporre notizie raccolte da persone i cui nomi non credano di manifestare al giudice.

Tale norma non prevede che non possano o non debbano essere trascritte le domande che il promotore di giustizia liberamente pone all'indagato ma prevede che non possono essere interrogati.

Visto che non solo il codice è di difficile comprensione ma anche la lingua italiana, riportiamo quanto riporta la Treccani:

Potere: [dal lat. *pŏtēre ] Avere la facoltà, la libertà, oppure i mezzi, il modo di fare qualcosa.

Non potere, significa non avere tale facoltà. Punto. Non è difficile.

La completa incompetenza di questi soggetti, imposti in un ordinamento che disconoscono totalmente, emerge anche nella MEMORIA DIFENSIVA depositata il 31 gennaio 2022. Difatti, il presidente del tribunale vaticano, dopo le eccezioni delle difese e dopo aver constatato che il materiale, nonostante i numerosi provvedimenti in cui si ordinava il deposito, non è stato trasmesso al Tribunale, ha chiesto che l'accusa fornisse una spiegazione in merito. Il dott. Pignatone voleva che entro due giorni i promotori spiegassero quanto veniva contestato, evidente anche quanto il tribunale sia stufo di questo comportamento contra legem dell'accusa. Dopo piagnistei e lagne, Diddì ha ottenuto dal Tribunale un termine di 6 giorni entro il quale depositare una motivazione.

Ci si domanda ancora da quale ordinamento provengano dei professori che depositano una memoria quali "pubblici ministeri" che però denominano MEMORIA DIFENSIVA. Difensiva di cosa? Del loro operato? Di Dio Padre? Qui stiamo toccando livelli altissimi di follia.

Una inchiesta che viene portata avanti da coloro che nell’ufficio del Promotore di giustizia dovrebbero essere aggiunti ed applicati e non dal titolare. Scrivono:

“rappresentano la totalità del materiale, rinvenuto sui relativi supporti, che questo Ufficio ha utilizzato quale fonte di prova, in applicazione di principi e regole di generale osservanza”. 

Innanzitutto dove hanno evinto, nell’ordinamento vaticano, che il materiale sequestrato ma non utilizzato quale fonte di prova non sia da depositare. Principio fondamentale del diritto canonico, il quale è la prima fonte del diritto vaticano, è la verità. Pertanto, ogni elemento che conduce alla verità deve essere utilizzato. Sia a favore che contro l’imputato. 

In secondo luogo, quali sono le regole di generale osservanza per cui quegli atti non possano essere consultabili dalle parti? 

L’unica possibilità prevista dal codice è che il presidente ne ordini la custodia in determinati luoghi ma ovviamente con la possibilità, per le parti, di poter prenderne visione. 

Resta, ancora una volta, una amara conclusione. In Vaticano, oggi, ledendo qualsiasi diritto degli imputati e stravolgendo l’ordinamento stesso, ci sono alcuni avvocati e magistrati italiani che stanno mettendo a rischio la credibilità di uno Stato intero. Tutto ciò è permesso da un uomo che ha abbandonato il “misericordes sicut pater” ed ha imbracciato la forca alla ricerca dei “traditori”. Senza parlare del fatto che ha permesso un processo mediatico che ha già emesso la propria sentenza. Il clima in Vaticano è irrespirabile e non se ne può più di queste puntate di una fiction che ha dell’incredibile. Sono molti i vescovi, anche illustri giuristi, che oltre Tevere stanno lamentando questo modus agendi prospettando una immensa figuraccia a livello internazionale.

Riferisce un porporato:

“Tutto il collegio cardinalizio è esterrefatto da questo modo di agire, non era mai avvenuto in Vaticano che vi fossero dei magistrati, sui quali si potrebbe discutere anche in merito al loro coinvolgimento in vicende particolari italiane, che prendessero così potere e iniziassero a deridere un cardinale di Santa Romana Chiesa”.

Un vescovo ha fatto addirittura alcune considerazioni in merito ad una possibile evoluzione:

“Qualora il Papa dovesse morire, non stento a credere che durante le Congregazioni i cardinali ammettessero nuovamente Becciu al collegio perchè un precedente del genere sarebbe devastante. Eliminare i diritti e mantenere i doveri? Tutto questo è senza alcun senso. Il cardinale segretario di stato, il quale ormai non ha alcuna considerazione agli occhi di Francesco, ha più volte tentato di dire al Papa che questa situazione è veramente imbarazzante ma a Santa Marta sembra non importare nulla”.

G.M.

Silere non possum

Udienza 25 gennaio 2022