Pharmakon: la rubrica per i chierici

Priestly Formation Column launched
Silere non possum, sin dalla propria nascita, ha sempre avuto particolare attenzione alla formazione presbiterale. Molte delle problematiche che emergono in questi tempi, sono collegate a questo tema fondamentale. Si parla spesso di formazione ma, alla fine, ben pochi offrono strumenti validi o esperienze “sul campo”.
Oggi, quindi, nasce φάρμακον. Si tratta di una rubrica curata da esperti in diritto canonico, psicologia e pedagogia che offre strumenti concreti per la vita del presbitero. Tratteremo alcuni casi concreti di problematiche canonistiche, offriremo spunti per la vita spirituale del sacerdote e quant’altro. In questi mesi, infatti, moltissimi presbiteri ci hanno scritto manifestando il loro apprezzamento per l’opera di Silere non possum. Alla parte informativa, quindi, ci è stato suggerito di unire quella “formativa”, o meglio, “più scientifica” che è emersa, sopratutto dal punto di vista canonistico, con diversi articoli in questi anni.
Molti suggerimenti potranno essere offerti dagli stessi iscritti e al termine degli articoli sarà possibile il confronto.
In un momento storico in cui il sacerdote è colpito, a destra e a sinistra, per qualunque scelta pone in essere, vogliamo offrire una riflessione profonda sul ministero ordinato e sull’importanza che questo ha nella vita stessa della Chiesa. Oggi, all’interno della Chiesa, sono numerose le persone che giudicano e criticano la vita del prete. Sono pochi, invece, coloro che comprendono e accompagnano. Lo stesso Pontefice ha utilizzato ben poche volte, le potremmo contare sulle dita di una mano, parole di consolazione e stima.
“Venite ad me, omnes, qui laboratis et onerati estis, et ego reficiam vos”, diceva Gesù ai suoi. Quanti sono gli spazi che i religiosi e i presbiteri trovano, oggi, per potersi riposare e sentirsi compresi, ascoltati o accolti?
La lotta alla pedofilia, la lotta all’abuso, la lotta al clericalismo malsano. Tutto può trovare forma nella formazione sacerdotale. Le soluzioni? Non sono affatto quelle di introdurre nelle strutture formative laici (comprese le LAICHE) o religiose, di accorpare e tagliare o di condurre una caccia alle streghe. Nulla di tutto ciò ci porterà ad avere presbiteri fedeli, felici e consapevoli di essere alter christus.
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Felipe Perfetti
Silere non possum
SACERDOZIO, VITA RELIGIOSA E AMICIZIA
«Un amico vuol bene sempre, è nato per essere un fratello nella sventura» (Pro 17,17).
L’amicizia è una delle più belle espressioni della vocazione all’amore, è scegliere di mettere al centro il bene dell’altro e condividere con lui il pane di una quotidianità segnata da gioie e dolori. Come può l’amicizia non essere una schola amoris per un consacrato?
Purtroppo il classico atteggiamento di mettere in allerta sulle “amicizie particolari”, nella formazione al sacerdozio e alla vita religiosa – non solo in passato ma in alcuni contesti anche oggi –, tende a sfigurare il volto dell’amicizia, confondendola con forme di immaturità relazionali (dipendenza, strumentalizzazione dell’altro), mettendo in ombra l’autentico significato dell’amicizia e il suo influsso positivo sulla formazione dei consacrati.
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