Perlasca spiega come si fa in Vaticano a scoprire chi passa i documenti all'esterno. La memoria del monsignore presentata ai magistrati.

Dal 2013 oltre Tevere vige un clima di terrore. Non è una novità, infatti, che tutti quei laici o ecclesiastici che hanno sollevato perplessità sui metodi utilizzati da Francesco sono stati accompagnati, con biglietto di sola andata, alla porta. I ricorsi all'ULSA sono numerosi e i dipendenti sono esausti. Per non parlare dei preti e dei vescovi, i quali si ritrovano, dall'oggi al domani, indirizzati a diocesi sparse per il mondo solo perchè hanno osato contestare il modus agendi di Bergoglio. Il processo alle persone coinvolte nello scandalo del palazzo di Sloane Avenue è diventato il pretesto per spettegolare. Il promotore di giustizia, su mandato di Qualcuno, non si limita a fare domande in merito ai capi di imputazione (come prevede il codice di rito) ma indaga a tutto spiano. Un'indagine che si concentra anche sul gossip da corridoio, come spiega bene Perlasca nel suo memoriale. Un memoriale, corposo, che l'ex capo ufficio della Segreteria di Stato ha consegnato ai Promotori di giustizia il 31 agosto 2020. Perlasca si presentò davanti ai magistrati vaticani, in qualità di indagato, senza il proprio avvocato. Lo stesso scrive:

"Voglio premettere che questa mattina, 31 agosto e.a., mi presento in modo spontaneo ai Magistrati, che ringrazio per l'attenzione e il tempo che vorranno dedicarmi. Per rendere la seguente deposizione, non ho ricevuto alcun tipo di pressione da parte di chicchessia, né ho ricevuto la promessa di eventuali favori. Preciso altresì di non essere mosso da rancore o da sentimenti di vendetta nei confronti di chiunque, anche di chi non solo ha posto in essere delle condotte molto scorrette, ma mi ha addossato responsabilità a me ignote, inimmaginate ed inimmaginabili, compromettendo gravemente la mia posizione processuale. Ho quindi scelto di presentarmi a questo Tribunale vaticano al solo scopo di svolgere un sincero servizio alla verità, al Santo Padre e ai miei Superiori, particolarmente al Card. Parolin e a S. E Mons. Edgar Peña Parra"

Excusatio non petita, accusatio manifesta

Anche Girolamo nelle sue epistole (n.4) scriveva: "dum excusare credis, accusas". Come mai Perlasca ci tiene a fare la precisazione per cui nessun favore gli sarebbe stato offerto? In realtà il favore lo abbiamo visto con l'archiviazione della sua posizione, il monsignore comasco è passato da imputato a grande accusatore nel giro di quattro mesi. 

Il metodo di Francesco per scovare i dissidenti

Perlasca riferisce anche che il Cardinale Becciu gli aveva rivelato un metodo utilizzato in Vaticano per scovare i dissidenti. Come abbiamo detto, Francesco non ama chi lede la sua immagine e anche nella vicenda di Sloane Avenue sta lavorando tantissimo i giornalisti. La maggior parte si vede bene dallo scrivere che il Pontefice era parte attiva della vicenda ed ha trattato personalmente per poter evitare lo scandalo. Ma anche su questo punto è molto chiaro il monsignore, nel suo memoriale spiega che vi erano persone che sapevano ingraziarsi i giornalisti. Questa sarebbe la stampa italiana? Il giornalismo è fatto di ricerca della Verità oppure di "contentini"?

Un accordo per insabbiare? 

Ma sono molteplici le affermazioni inquietanti fatte da questo prete. Arriva a sostenere che il Cardinale Becciu gli avrebbe riferito di un accordo al fine di fermare questa indagine. Ora è inutile rammentarlo ma in Vaticano la giustizia dovrebbe procedere senza alcuna pressione e senza altro fine se non la ricerca della Verità.I magistrati dovrebbero procedere senza alcun interesse. Allora perchè Perlasca dice queste cose? Il problema qui è duplice: il Card. Becciu avrà veramente detto questa cosa? Anche qualora l’avesse detta, Mons. Perlasca ha il serio convincimento che in Vaticano le cose si possano insabbiare in questo modo? L’operato dei promotori di giustizia quindi non è autonomo, ma ha un input dall’alto? Viene difficile fidarsi del loro operato leggendo queste dichiarazioni, visto e considerato che sono loro a ritenerlo attendibile. 

Quale deposizione di Becciu?

Perlasca parla di deposizione contro di lui ad opera di Becciu? Di cosa parla? Becciu non è mai stato sentito dai PdG. Forse gli hanno fatto credere il contrario per indurlo a parlare? Non sarebbe nuova come tecnica. Diddì e Milano hanno visto molti film americani, parlando del dott. Milanese hanno fatto così (articolo).

Perlasca specifica, ad inizio memoria, che non è lì perchè mosso da rancore o sentimenti negativi. Subito dopo però spiega di dover riferire "un’ulteriore menzogna propinatagli da Becciu" solo dopo aver visto sui giornali degli articoli sui suoi conti in Svizzera. Il monsignore, quindi, non agisce per il bene della Chiesa, dei superiori, come aveva dichiarato poche righe prima ma con il chiaro intento di attaccare a sua volta. Una guerra fra bande quindi. Può un bravo magistrato credere a soggetti che affermano cose solo per scagionarsi? 

Dopo un breve trattato sul grooming, non si sa quali competenze abbia Perlasca per parlare di queste tecniche, il prelato spiega di aver capito solo durante l’interrogatorio la gravità dei fatti. Non sapeva forse che gestire tutti quei soldi era un incarico gravoso? Non sapeva ciò che accadeva nella Terza Loggia? Ma poi, l’interrogatorio dell’imputato serve ad ottenere informazioni oppure a dargliele? Non è mica chiaro questo aspetto. Ci sono una serie di monologhi di Milano e Diddì che raccontano la loro visione dei fatti e tentano di tirare fuori con le pinze dichiarazioni al prete.

Memoriale Rev.do Mons. Perlasca

Le medaglie nella cantina di Tirabassi

Emblematico è l'interrogatorio dove si inizia a sproloquiare sulle medaglie rinvenute nella cantina di Fabrizio Tirabassi.

Ci sono interi minuti in cui Diddì fa illazioni sulla provenienza di queste medaglie. Quando Perlasca dichiara che queste sono in vendita agli uffici numismatici l'avvocato rimane sorpreso. In primis perchè non ha idea di cosa siano e in secundis è deluso perchè non ha ottenuto la risposta che desiderava.

Sia ben chiaro, Silere non possum non ha mai detto che qui stiamo parlando di soggetti del martirologio romano. Nessuno ha mai pensato di ritenere che le persone coinvolte in questa vicenda siano a tutti i costi innocenti o stinchi di santo. La questione è un'altra. Bisogna partire dalla concezione che tutti sono innocenti sino a prova contraria e questa prova si deve ottenere legalmente. Fine.

Non è quindi concepibile che la pubblica accusa cerchi spasmodicamente i dettagli pruriginosi per colmare le proprie aspettative. Ci troviammo innanzi a soggetti che sembrano quei preti in confessionale che quando si tratta di de sexto iniziano a scavare, scavare alla ricerca di non si sa bene cosa. Il compito del promotore di giustizia è quello di scoprire la verità non di assecondare la propria idea. 

San Alberto Perlasca, vergine e martire 

In questo caso, invece, era il Superiore a non comportarsi correttamente e quindi per l'inferiore era molto più  difficile rendersi conto delle irregolarità in quanto non spetta all'inferiore vigilare sul superiore né  valutare o contraddire le sue scelte. 

Le parole di Perlasca sembrano uscite fuori dalla bocca di una santa martire del quattrocento. Chiunque bazzichi per le sacre stanze, e qui ahi noi ce ne sono pochi che possono dire di farlo, sa benissimo che tutto è conosciuto e tutto è chiaro a tutti. Semplicemente si tace e si procede. Se un cardinale o il Papa stesso fanno una cosa, anche il semplice "minutante", come dice Perlasca, lo sa. Se il monsignore aveva sospetti e non condivideva l'operato di Becciu poteva benissimo farlo presente e denunciarlo. Questo però all'ambizioso prelato non conveniva, è chiaro. Allora ora è inutile fingersi estranei al sistema.

La critica all'Ufficio del Promotore di giustizia

Alberto Perlasca non risparmia neppure l'Ufficio del Promotore di giustizia. Il monsignore ha un timore assurdo nei confronti di Alessandro Diddì, durante l'interrogatorio, quando l'avvocato entra nella stanza, si alza e non si siede fino a quando non lo invita a farlo. Mai lo abbiamo visto così rispettoso, neppure con i cardinali di Santa Romana Chiesa. Ebbene, ciò dimostra che la paura è tanta e, proprio come insegna la Madre Chiesa, i sudditi si tengono a bada molto più facilmente incutendo il terrore piuttosto che con la misericordia. Non serve neppure parlare più di inferno. Nonostante la paura, Perlasca critica coloro che hanno guidato il processo "Vatiliks 2". Perlasca lamenta il modo in cui fu trattata Francesca Immacolata Chaouqui, la quale fu arrestata proprio da loro.

Si parla anche di Vatileaks 2 

"Un conto è far ballare una farfalla, un conto è far ballare un elefante". Così monsignor Perlasca parla della Pontificia Commissione referente di Studio e di indirizzo sull'organizzazione della struttura Economico-Amministrativa.

In riferimento al COSEA il monsignore riferisce che la maggior parte delle persone volute dal Papa "erano persone che non avevano mai avuto un'esperienza di Chiesa e che si sono inseriti nella Curia Romana come se si trattasse di un'azienda o un'amministrazione statale". Critiche che erano state mosse a Francesco proprio prima che tutto scoppiasse. Ma il Papa era convinto e ci dovette sbattere la testa.

Nella memoria scrive: “C’erano troppe persone che non sapevano neppure cosa fossero le Nunziature”. Nulla di più e nulla di meno che Alessandro Diddì e Giampiero Milano. Durante l'interrogatorio in cui chiesero a Perlasca delle medaglie di Tirabassi, Diddì non sapeva neppure cosa fossero i trittici di medaglie che vengono prodotte per lo stesso Capo di Stato e i suoi più stretti collaboratori.

La personalità di Perlasca

Una memoria che è chiaramente piena di livore e una serie di menzogne, addirittura Perlasca arriva a fare del Body-shaming e a manifestare il metodo usato dalla Segreteria di Stato per fregare i propri partners. Addirittura del  razzismo. In riferimento al cardinale Becciu riferisce: "la cosa rientra perfettamente in una persona quasi ossessionata dal bisogno di riscattarsi e di mostrarsi grande, nonostante la piccola statura."

Parlando del Bambin Gesù e del progetto finanziato dall'Emiro del Qatar il prelato scrive: "Uscito il Bambino Gesù, ecco che referente di Qatar foundation diviene l 'IDI. Va evidenziato che per il Qatar l'aspetto essenziale dell' operazione era che la controparte fosse il Vaticano, per il cui il Bambino Gesù andava bene, l'IDI, tralasciando sottigliezze di carattere giuridico (di fatto l 'IDI non è assolutamente "Vaticano", ma gli arabi non avrebbero capito la differenza). 

G.M.

Silere non possum