Sono andato a ricontrollare nella sterminata biografia di Peter Seewald “Benedikt XVI – Ein Leben”, del 2020, e sono rimasto sorpreso: a pagina 938 le precise e accurate ricerche dell’autore avevano già rivelato che l’arcivescovo Joseph Ratzinger era presente alla seduta decisiva del 1980, quando si discuteva sulla possibilità di trasferire l’abusatore Hullermann dalla diocesi di Essen a quella di München. E l’arcivescovo acconsentì al fine di far sottoporre Peter Hullermann potesse ad una terapia a München. Le ricerche di Seewald avevano già rivelato la presenza e il contributo di Ratzinger. Ciò significa però che il coinvolgimento di Benedetto in questa vicenda fatale è stato documentato pubblicamente già da molto tempo, ossia da prima che il Dr. Ulrich Wastl presentasse all’opinione pubblica questa partecipazione come una novità. Allo stesso modo era noto che in questa seduta non si trattava dell’incardinazione di Peter Hullermann nella cura d’anime, bensì soltanto del suo soggiorno a München per la terapia.

Stefan Oster SDB

Nelle 82 pagine che il Sommo Pontefice scrive, rispondendo alle richieste dello studio legale, leggiamo che a quella seduta egli non era presente. Un errore fatale, che la commissione ha potuto utilizzare per attaccare ferocemente Benedetto XVI. Servito sul piatto d'argento anche a quei vescovi come Mons. Baetzing che non vedevano l'ora di poter ripartire con l'attacco a quella Chiesa che splendidamente ha sempre rappresentato Ratzinger. La nota diramata da Benedetto a tal riguardo, col riferimento a una “dimenticanza” nel corso della «lavorazione redazionale», rende chiaro che il Papa Emerito, alla veneranda età di novantaquattro anni, si è affidato a collaboratori che su un punto decisivo hanno commesso un errore imperdonabile. Probabilmente, l’intenzione era quella di far apparire – con tutti i possibili mezzi giuridici e contro ogni possibile accusa – il Papa Emerito (e il suo ufficio) il piú irreprensibile possibile. Purtroppo però un simile tentativo oggi non può funzionare.

Bisogna però chiedersi, come mai Benedetto XVI è così scomodo? Come mai ogni volta che si tratta di parlare di lui la stampa si accanisce e corre ad affilare i coltelli? Come giustamente si chiede il vescovo tedesco, dobbiamo chiederci:

"Quali motivi sorreggono un simile accanimento contro un uomo arrivato a questo punto della sua vicenda terrena? Non sarà che Benedetto dà fastidio? Se sí, perché? Non sarà che si vuole investire la Chiesa intera investendo uno dei suoi piú eminenti protagonisti? Non sarà che all’interno della Chiesa si vuole screditare con Benedetto una certa immagine di Chiesa, una sua concezione, perché si vuole una Chiesa completamente diversa da quella che egli rappresenta? E si rende davvero giustizia alla persona, all’uomo, pronunciando contro la sua vita un giudizio morale cosí frettoloso nella scia di un’opinione pubblica aizzata e di una visione morale dominante? Oppure è solo l’ennesimo esempio dell’inarrestabile sceneggiata di indignazioni mediatiche a puntate, buono per oggi e domani… e poi dopodomani ce ne sarà un altro?
Certamente dobbiamo convenire con Mons. Oster, Benedetto XVI è sempre stato scomodo a quella parte di Chiesa che non vuole più seguire il comando evangelico e a quei soggetti (laici, giornalisti e professori) che vogliono spiegare alla Sposa di Cristo cosa deve e cosa non deve fare. Questa amara consapevolezza Ratzinger l'aveva, tanto da riferire ai parroci di Roma, durante il suo ultimo incontro che tale deriva è partita da quando si è scelto di celebrare due Concili: uno reale ed uno mediatico. Quello mediatico è quello che è stato seguito permettendo di giungere, oggi, ad un Pontificato che è fortemente divisivo e propina un'idea di Chiesa che è distante anni luce dalla chiarezza di Giovanni Paolo e Benedetto; quello reale, dei documenti, che nessuno conosce e non ha interesse a conoscere. Ci basti pensare a quante persone non hanno letto la Sacrosantum Concilium però si riempiono la bocca di una liturgia conciliare.

S.I.

Silere non possum