Il dossier dell'arcidiocesi di Monaco-Frisinga e la verità su Ratzinger

Ieri, al termine della conferenza stampa della Commissione indipendente guidata dello studio legale  Westpfahl Spiker Wastl, è stato reso noto il dossier di 1800 pagine in cui si analizza un periodo che va dal 1945 al 2019 nel quale l'Arcidiocesi di Monaco-Frisinga ha affrontato (o no) i casi di abusi sessuali sui minori operati da chierici e/o operatori pastorali.

L'incontro è iniziato alle ore 11 e alle ore 13 è terminato. In breve tempo tutte le testate, italiane e non, hanno divulgato la notizia che "il Papa emerito ha coperto quattro casi di pedofilia". Forse ai nostri lettori, i quali sanno come trattiamo gli argomenti su Silere non possum, sorgerà spontaneo chiedersi: "In 10 minuti si sono letti 1800 pagine di dossier?".

Ebbene ci dispiace dire che probabilmente la maggior parte dei giornalisti il dossier non lo ha neppure guardato e, in barba alle norme deontologiche, ha pubblicato la notizia clickbait.

Cosa dice il dossier?

L'indagine della commissione inizia dall'anno 1945 fino a giungere al 2019. Un periodo di tempo molto lungo. Purtroppo però le considerazioni degli esperti non si basano su fatti oggettivi o prove, ma solo su considerazioni e testimonianze di persone della cui credibilità non si può dire nulla perchè non sono conosciute. Inoltre, la commissione esprime anche considerazioni personali che non hanno alcun valore storico o giuridico. Ad esempio, a pagina 492 la commissione fa alcune allusioni sui pensieri che avrebbero mosso l'animo di Mons. Gruber, vicario generale dell'arcidiocesi di Monaco Frisinga. Prende atto del fatto che la diocesi ha rifiutato la richiesta di accoglienza fatta da un sacerdote condannato per abusi sessuali commessi ai danni dei minori, però ci tiene a sostenere che lo avrebbe fatto per evitare lo scandalo. Ci chiediamo: come si può valutare la coscienza di qualcuno? La cosa che dovrebbe importare ad una commissione indipendente è il risultato non l'animo con cui le persone lo hanno raggiunto.

"Resignationsgesuch ein, das der damalige Erzbischof, Kardinal Ratzinger, umgehend annahm" (pg. 553)

Il sacerdote presentò le dimissioni, che l'allora arcivescovo, il cardinale Ratzinger, accettò immediatamente.

Le uniche certezze, documentate, sono queste. Il comportamento di Ratzinger fu assolutamente in linea con le disposizioni normative del tempo.

"Ratzinger w hrend seiner Amtszeit in München unter Einbeziehung des ge-sondert dargestellten Falles 41 in fünf dieser F lle anzulasten ist, auf ihm be-kannt gewordene Missbrauchs(verdachts)f lle nicht regelkonform bezie-hungsweise angemessen reagiert zu haben. Davon betreffen zwei F lle w h-rend der Amtszeit des Erzbischofs Kardinal Ratzinger verübte Taten und drei F lle solche, die vor dessen Amtszeit und teilweise au erhalb des Gebiets der Erzdi zese verübt wurden. Von den im Rahmen dieses Bandes behandel-ten F llen hat sich der von den Gutachtern ge u erte Verdacht in einem Fall nicht best tigt. In dem gesondert dargestellten Fall 41 hat sich der Verdacht nur teilweise best tigt." (pg. 683) 

Ratzinger, riferisce la commissione, durante il suo mandato a Monaco, compreso il caso 41 descritto separatamente, sarà accusato in cinque di questi casi di non aver agito secondo le regole o in modo appropriato ai casi di abuso (sospetto) di cui sarebbe venuto a conoscenza. Di questi, due casi riguardano atti commessi durante il mandato dell'arcivescovo cardinale Ratzinger e tre casi riguardano atti commessi prima del suo mandato e in parte fuori dal territorio dell'arcidiocesi. Tra i casi trattati in questo volume, i sospetti espressi dagli esperti non sono stati confermati in un caso. Nel caso 41, che viene presentato separatamente, il sospetto è stato solo parzialmente confermato.

Benedetto XVI spiega perchè l'indagine non è corretta

Il Santo Padre emerito, il quale è stato interpellato durante l'indagine e non si è sottratto al confronto epistolare, ha riferito, scrive la commissione:

"Di importanza decisiva in questo contesto è quella relativa a quali disposizioni canoniche fossero in vigore durante il suo mandato di arcivescovo, che durò dal 28 maggio 1977 al 15 febbraio 1982. Prima di tutto, queste erano le disposizioni del CIC/1917. L'istruzione "Crimen sollicitationis", che nella sezione 5 conteneva disposizioni che andavano oltre le norme del CIC/1917 relative al crimen pessimum (ovvero quello che trattava la condotta omosessuale del chierico) non era mai stata promulgata.

Ci sono quindi dubbi fondamentali sull'indagine e le contestazioni mosse degli esperti, che basano la loro valutazione sull'applicabilità dell'Istruzione "Crimen sollicitationis", sebbene questa non fosse stata promulgata, come era esplicitamente richiesto per la sua validità giuridica. Pertanto, non si può sostenere che vi fosse la conoscenza e l'applicabilità delle norme dell'Istruzione "Crimen sollicitationis". La valutazione giuridica preliminare dei periti è quindi sbagliata in molti punti perché applica la "legge segreta", la quale non era conosciuta a Monaco e quindi non e quindi i periti non possono giudicare coloro che agivano contro una "legge segreta" che non era conosciuta né avrebbe potuto essere conosciuta. (pg. 686)

Gli esperti, nel rapporto, continuano:

"Il Papa emerito ha poi detto che molte valutazioni e misure che sono state prese a quei tempi vanno lette dal punto di vista della conoscenza, della situazione giuridica e dei concetti morali dell'epoca. Secondo l'odierna situazione giuridica, ma anche secondo l'odierna visione morale, la quale è finalmente cambiata, sarebbe stato auspicabile e corretto un maggiore impegno in materia di prevenzione, chiarimento e attenzione alle vittime, anche nei casi in cui ciò non fosse stato legalmente prescritto. Nell'interesse delle vittime e delle persone colpite nella sfera di competenza dell'Arcidiocesi di Monaco e Frisinga, i cui destini gli stanno molto a cuore, ha augurato agli esperti una buona indagine, completa e di successo."

Perizia su casi di abusi sessuali nell'arcidiocesi di Monaco e Frisinga

“È una grande sofferenza per la Chiesa negli Stati Uniti e per la Chiesa in generale, e per me personalmente, il fatto che tutto ciò sia potuto accadere. Se leggo i resoconti di questi avvenimenti, mi riesce difficile comprendere come sia stato possibile che alcuni sacerdoti abbiano potuto fallire in questo modo nella missione di portare sollievo, di portare l’amore di Dio a questi bambini. Sono mortificato e faremo tutto il possibile per assicurare che questo non si ripeta in futuro. Credo che dovremo agire su tre piani: il primo è il piano della giustizia e il piano politico. Non voglio in questo momento parlare dell’omosessualità: questo è un altro discorso. Escluderemo rigorosamente i pedofili dal sacro ministero: è assolutamente incompatibile e chi è veramente colpevole di essere pedofilo non può essere sacerdote. Ecco, a questo primo livello possiamo fare giustizia ed aiutare le vittime, che sono profondamente provate. Questi sono i due aspetti della giustizia: uno è che i pedofili non possono essere sacerdoti e l’altro è aiutare in ogni modo possibile le vittime. Poi, c’è il piano pastorale. Le vittime avranno bisogno di guarire e di aiuto e di assistenza e di riconciliazione. Questo è un grande impegno pastorale e io so che i Vescovi ed i sacerdoti e tutti i cattolici negli Stati Uniti faranno il possibile per aiutare, assistere, guarire. Abbiamo fatto delle ispezioni nei seminari e faremo quanto è possibile perché i seminaristi ricevano una profonda formazione spirituale, umana ed intellettuale. Solo persone sane potranno essere ammesse al sacerdozio e solo persone con una profonda vita personale in Cristo e che abbiano anche una profonda vita sacramentale. Io so che i Vescovi ed i rettori dei seminari faranno il possibile per esercitare un discernimento molto, molto severo, perché è più importante avere buoni sacerdoti che averne molti. Questo è il nostro terzo punto, e speriamo di potere fare e di avere fatto e di fare in futuro ogni cosa sia in nostro potere per guarire queste ferite.”

Sono le parole del Sommo Pontefice Benedetto XVI che, durante il viaggio verso gli Stati Uniti, ha rivolto ai giornalisti che gli domandavano spiegazioni in merito alla grande piaga della pedofilia. In questa breve risposta è spiegata tutta la “politica” di tolleranza zero che ha messo in atto Joseph Ratzinger.

L'omosessualità, grande intruso nel rapporto

Nel rapporto commissionato dall'Arcidiocesi di Monaco Frisinga compare un grande intruso, il quale però non c'entra nulla con la pedofilia. Si parla dell'omosessualità. Per quale motivo riservare un capitolo a questo orientamento sessuale? Probabilmente anche gli avvocati di fiducia dell'Arcidiocesi hanno una malsana idea che troviamo anche nel pensiero gesuita di Francesco.

Ancora una volta, con grande chiarezza, è proprio Benedetto XVI a chiarire che questi due "fenomeni" non c'entrano nulla l'uno con l'altra.

Benedetto XVI durante la medesima conferenza stampa di cui sopra, ha anche a specificato:

I will not speak at this moment about homosexuality: this is another thing.”.

Sì, perchè Benedetto XVI aveva capito immediatamente che pedofilia ed omosessualità non sono l'una la conseguenza dell'altra. L'una è un orientamento sessuale, l’altra è una malattia. Questo non è ancora chiaro a molti nella Chiesa Cattolica.

Cosa fece Ratzinger contro la pedofilia?

Le uniche certezze a cui certamente possiamo far riferimento sono i documenti. Documenti che comprovano una realtà ben diversa, ovvero che Ratzinger iniziò una vera e propria battaglia contro la pedofilia.

Il caso Maciel

Fu il Cardinale Ratzinger ad iniziare il procedimento contro il Rev.do don Marcial Maciel Degollado, fondatore della Congregatio Legionariorum Christi, proprio nel 1999 quale Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede.

Nel 2010, quando era regnante quale Pontefice, la Congregazione a seguito di una riunione a cui partecipò PERSONALMENTE il Papa, disse:

“I gravissimi e obiettivamente immorali comportamenti di P. Maciel, confermati da testimonianze incontrovertibili, si configurano, talora, in veri delitti e manifestano una vita priva di scrupoli e di autentico sentimento religioso».

Fu Benedetto XVI a commissariare la congregazione per i numerosi scandali in questo senso.

Prescrizione dei reati

Sempre Ratzinger, nel maggio 2010 approvò il documento della Congregazione per la dottrina della Fede con il quale si aumentava il periodo per poter denunciare tali crimini. Il Papa stabilì che non fossero più dieci ma ben venti gli anni in cui la vittima poteva denunciare. Tale termine decorreva dal compimento del diciottesimo anno.

Si ricordi che in Italia il periodo è di dieci anni. L’ordinamento canonico, e dal 2019 con la L. N. CCXCVII anche quello vaticano, sono gli unici a prevedere un periodo di prescrizione così lungo.

Acta Apostolicae Sedis - Luglio 2010

La Costituzione apostolica Pastor Bonus

Fu il cardinale Ratzinger, forte della propria esperienza in Congregazione, a prevedere l’articolo 52 della Costituzione Apostolica Pastor Bonus, che fu promulgata poi da Giovanni Paolo II nel 1988. Tale articolo prevede, appunto:

[La Congregazione per la Dottrina della Fede] “ giudica i delitti contro la fede e i delitti più gravi commessi sia contro la morale sia nella celebrazione dei sacramenti, che vengano ad essa segnalati e, all'occorrenza, procede a dichiarare o ad infliggere le sanzioni canoniche a norma del diritto, sia comune che proprio.”

Abusi in terra di missione

Infine, fu il cardinale Ratzinger che, ancora una volta contribuì a modificare il panorama dell’applicazione del diritto penale nella Chiesa nel 1997.

Il porporato era membro della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Durante la plenaria di questo dicastero del 1997 si era deciso di individuare le facoltà speciali che potevano essere concesse a quella Congregazione per far fronte, in via anche di supplenza, ai problemi di tipo disciplinare nei luoghi di missione. In quella occasione era Ratzinger il relatore che decise di sollecitare dal Papa facoltà speciali che permettessero alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli di potere intervenire per via amministrativa, in determinate situazioni penali, al margine delle disposizioni generali del Codice.

È chiaro che, a causa della scarsità di mezzi di ogni tipo, gli ostacoli per attuare il sistema penale del Codice di diritto canonico si facessero sentire soprattutto nelle circoscrizioni di missione dipendenti dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che rappresentano quasi la metà del mondo cattolico.

S.I.

Silere non possum