Francesca Immacolata Chaouqui, the woman seeking visibility in the Sloane Avenue trial

Mentre i talk show approfittano del "caso" per fare audience, Francesca Chaouqui tenta di farsi intervistare ed essere ospitata nei diversi programmi televisivi. Silere non possum torna ad occuparsi di questa persona, molto criticata all'interno delle mura, perchè è evidente che dietro a tutto l'impianto accusatorio del processo Sloane Avenue c'è la sua ombra. Nell'ultima udienza del processo, infatti, la donna è risultata essere anche la mittente di una serie di e-mail indirizzate al Reverendo Mons. Alberto Perlasca. Ecco qui, i testi delle mail.

Chiaramente si tratta di parole che esprimono rancore e fanno ben comprendere l'animo di questa donna che è stata allontanata da una realtà delicata alla quale ha dimostrato di non poter appartenere.

Il Papa nega la Grazia

A seguito del nostro articolo molti ecclesiasiastici hanno mostrato soddisfazione e hanno raccontato particolari sulla storia di questa persona. Quella che pubblichiamo di seguito, in eslcusiva, è la lettera, firmata dall'allora Sostituto della Segreteria di Stato, S.E.R. Mons. Angelo Becciu, nella quale il Papa nega la Grazia che la donna aveva richiesto. Il Papa disse all'Arcivescovo: " Lei non mi deve mai più menzionare questo nome". Con quella presa di posizione, inoltre, il Papa diede disposizione di non fare mai più entrare all'interno dello Stato la donna. 

Le numerose bugie

Invitata nel programma "Non è l'Arena" della televisione della Repubblica Italiana, Francesca Immacolata Chaouqui ha detto: "è abbastanza noto che Papa Francesco non ama la tv". Già questa affermazione deve farci comprendere come questa donna non abbia ben chiaro chi sia Jorge Mario Bergoglio. Poi prosegue: "Io ero un commissario pontificio, quindi solo il Santo Padre poteva autorizzare il mio arresto". Falso. Forse la Chaouqui non ha ben chiaro né cosa è il diritto di questo Stato, né quale fosse il suo ruolo. In primo luogo la donna non è un diplomatico e non è un "commissario pontificio", semmai è un membro di una semplice commissione. Si trattava, come noto, della pontificia commissione referente di studio e di indirizzo sull'organizzazione della struttura economico-amministrativa. 

L'arresto, quindi, è arrivato per provvedimento dell'autorità giudiziaria dello Stato della Città del Vaticano ed erano state rispettate tutte le norme vigenti. Bisogna rammentare che, al tempo, era a capo del Tribunale il Sig. Giuseppe Dalla Torre. Uomo che aveva ben presente cosa era il diritto e quali erano le norme. Non dimentichiamo, peraltro, che la sentenza firmata da Dalla Torre, appunto, non fu assolutamente appellata. Nessuno appellò quella sentenza che ha stabilito la colpevolezza di Francesca Immaculata Chaouqui. 

Altra questione che la donna porta con convinzione da Massimo Giletti: "Mi sono sottoposta volontariamente al giudizio". Falso. Come noto, la Chaouqui forse ha dimenticato le nozioni di diritto basilari, il giudizio va avanti anche senza l'imputato. Se questo decide di partecipare, ben per lui; altrimenti si procede senza di lui. La sentenza sarebbe arrivata anche senza la sua presenza.

Il presentatore, giustamente, la mette alle strette e le fa presente che ci sono tantissime contraddizioni in ciò che dice. La donna, infatti, ha chiesto la Grazia al Papa. "Non ho mai chiesto la Grazia", dice la Chaouqui. L'affermazione è palesemente falsa. Non solo si evince dalla lettera che la donna inviò a Becciu, ma emerge anche da alcuni messaggi che ha inviato al Cardinale Su Facebook. Silere non possum li offre in esclusiva.

Strumentalizzazione e rancore

La credibilità di Chaouqui, quindi, è da valutare attentamente. La donna, dopo essere stata silurata, ha continuato, in questi anni, ad utilizzare la televisione per lanciare invettive verso questo Stato e verso la Curia. Nonostante continui a millantare credito, però, la signora non ha contezza di ciò che avviene qui dentro, proprio perchè venne allontanata dopo la sua condanna in sede penale. Recentemente ha anche aiutato una giornalista a scrivere un testo su Emanuela Orlandi. Il testo però, è pieno di errori e anche il fratello della ragazza scomparsa è rimasto allibito per le assurdita che Francesca Chaouqui ha fatto scrivere. Del resto, nessuno si è chiesto cosa può sapere una donna calabrese del 1981 di una ragazzina scomparsa a Roma nel 1983? Chiaramente, dove c'è un riflettore Francesca Chaouqui accorre. 

Nel processo Sloane Avenue non bastava la presenza di Francesca Chaouqui e Genoveffa Ciferri, ma è spuntata anche l'autrice del libro pieno di errori: Maria Giovanna Maglie. La signora, infatti, nell'ultima udienza ha fatto giungere un memoriale che produciamo di seguito. Della serie: ma chi te lo ha chiesto? Beh, ma questo processo è il momento del palcoscenico, perchè tirarsi indietro?

Memoriale Maria Giovanna Maglie

Mobbing e ricatti

Francesca Immacolata Chaouqui, però, non si limita a rilasciare interviste ma anche a lanciare invettive su Twitter e Facebook. Nei confronti dell'Arcivescovo (poi Cardinale) Angelo Becciu, la donna ha iniziato una vera e propria campagna persecutoria. Un vero e proprio mobbing psicologico: messaggi a non finire. Proprio come, dopo qualche anno, ha iniziato a fare con la casella e-mail di Mons. Alberto Perlasca.

Anche l’ultima udienza in tribunale è stata la dimostrazione che la scelta di alcuni soggetti deve seguire tutt’altro criterio. La Santa Sede non può permettersi di assumere queste persone che, con il passare del tempo, diventano un vero e proprio pericolo per lo Stato stesso. Ancora una volta, ci domandiamo: perchè il Pontefice non diede ascolto ai suoi collaboratori quando gli dissero che questa donna NON DOVEVA ENTRARE NELLO STATO E NON DOVEVA ESSERE ASSUNTA?

Dopo una condanna in sede penale, Chaouqui continua a dire di essere vicina al Papa e ad avere rapporti personali con lui. Questo è l’ennesimo esempio di come il Pontefice venga utilizzato da chi non ha altro modo per ottenere cinque minuti di visibilità.

L.M.

Silere non possum