Another hearing in the Vatican's Sloane Avenue criminal case was held on Jan. 26, 2023

Nel corso dell’udienza, che si è svolta all’interno dell’Aula Polifunzionale dei Musei Vaticani il 26 gennaio 2023, in aula sono stati sentiti: un gendarme, la segretaria della gendarmeria ed un ex impiegato dell’AIF. Inoltre, è stato citato anche un colonnello della Guardia di Finanza (Repubblica Italiana). Si tratta di Pasquale Pellecchia. 

Nel suo esame, più di un’ora è stata dedicata a tre informative della Guardia di Finanza italiana acquisite tramite Rogatoria internazionale. I temi erano: i documenti di trasporto del pane prodotto dalla Spes, una “nota informativa riservata” non firmata ma attribuita al vescovo di Ozieri Sergio Pintor e la registrazione della telefonata tra il cardinal Becciu e il Pontefice. In sostanza, la Guardia di Finanza è venuta in possesso di documentazione riservata del vescovo di Ozieri. Come noto, questa documentazione è della Curia diocesana e non può certo essere consegnata alle forze di polizia italiana. Si tratta, fra le altre cose, delle dimissioni di Pinton inviate al Papa e di lettere di Capi Dicastero della Curia Romana. Tali documenti sono riservatissimi e la polizia italiana, proprio come prevede l’Accordo Santa Sede Italia, non possono ingerire in alcun modo.

Addirittura, il testimone ha detto che l’accettazione immediata delle dimissioni del vescovo Pintor erano “inusuali”. Ora, è chiaro che quest’uomo non abbia idea di cosa sia la Chiesa Cattolica o il diritto canonico, ma l’accettazione delle dimissioni di un Ordinario sono una decisione personale del Pontefice nella quale non può assolutamente, in alcun modo, mettere becco. Tanto meno un militare della Guardia di Finanza italiana.

Recita il Codice di Diritto Canonico: “Il Vescovo diocesano che abbia compiuto i settantacinque anni di età è invitato a presentare la rinuncia all’ufficio al Sommo Pontefice, il quale provvederà, dopo aver valutato tutte le circostanze” (Can. 401 – §1)

Noi siamo chiamati a spiegare ad un colonnello della Guardia di Finanza italiana, quali sono le circostanze e le valutazioni del Sommo Pontefice? Assolutamente no. 

La testimonianza di Pasquale Pellecchia

Nel corso dell'udienza, che si è svolta all'interno dell'Aula Polifunzionale dei Musei Vaticani il 26 gennaio 2023, in aula sono stati sentiti: un gendarme, la segretaria della gendarmeria ed un ex impiegato dell’AIF. Inoltre, è stato citato anche un colonnello della Guardia di Finanza (Repubblica Italiana). Si tratta di Pasquale Pellecchia.

Nel suo esame, più di un'ora è stata dedicata a tre informative della Guardia di Finanza italiana acquisite tramite Rogatoria internazionale. I temi erano: i documenti di trasporto del pane prodotto dalla Spes, una “nota informativa riservata” non firmata ma attribuita al vescovo di Ozieri Sergio Pintor e la registrazione della telefonata tra il cardinal Becciu e il Pontefice. In sostanza, la Guardia di Finanza è venuta in possesso di documentazione riservata del vescovo di Ozieri. Come noto, questa documentazione è della Curia diocesana e non può certo essere consegnata alle forze di polizia italiana. Si tratta, fra le altre cose, delle dimissioni di Pinton inviate al Papa e di lettere di Capi Dicastero della Curia Romana. Tali documenti sono riservatissimi e la polizia italiana, proprio come prevede l'Accordo Santa Sede Italia, non possono ingerire in alcun modo.

Addirittura, il testimone ha detto che l'accettazione immediata delle dimissioni del vescovo Pintor erano "inusuali". Ora, è chiaro che quest'uomo non abbia idea di cosa sia la Chiesa Cattolica o il diritto canonico, ma l'accettazione delle dimissioni di un Ordinario sono una decisione personale del Pontefice nella quale non può assolutamente, in alcun modo, mettere becco. Tanto meno un militare della Guardia di Finanza italiana.

Recita il Codice di Diritto Canonico: "Il Vescovo diocesano che abbia compiuto i settantacinque anni di età è invitato a presentare la rinuncia all'ufficio al Sommo Pontefice, il quale provvederà, dopo aver valutato tutte le circostanze" (Can. 401 - §1)

Noi siamo chiamati a spiegare ad un colonnello della Guardia di Finanza italiana, quali sono le circostanze e le valutazioni del Sommo Pontefice? Assolutamente no.

Gravi ingerenze nelle attività della Santa Sede

Sorprende che la polizia italiana inserisca, in alcune informative, delle considerazioni in merito all'attività della Santa Sede. Il Ministro della Giustizia della Repubblica Italiana, On. Carlo Nordio, si è sempre distinto per la sua correttezza e per la sua lotta per uno Stato garantista. Lo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Giorgia Meloni, ha sempre avuto un ottimo atteggiamento nei confronti della Santa Sede. Non si può permettere che in un documento di Polizia Giudiziaria vengano fatte certe considerazioni e un militare venga nell'aula del tribunale vaticano a contestare ciò che fece il Sommo Pontefice. Tali affermazioni costituiscono delle gravissime ingerenze nelle attività della Santa Sede e non possono essere lasciate impunite. Nel clima italiano in cui i pubblici ministeri pensano di poter compiere qualunque attività, anche al di sopra della legge, ora gli organi di polizia giudiziaria si permettono anche di giudicare le attività del Pontefice e dei Dicasteri della Curia Romana?

Sembra utile riaffermare quanto prevede l'Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana: "La Repubblica italiana e la Santa Sede riaffermano che lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani, impegnandosi al pieno rispetto di tale principio nei loro rapporti ed alla reciproca collaborazione per la promozione dell'uomo e il bene del Paese". E ancora: "La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica".

R.M

Silere non possum

Le dichiarazioni spontanee del Cardinale Angelo Becciu

Il Cardinale Angelo Becciu ha detto in aula:

"Sig. Presidente,

La ringrazio!

Mi sento nell’obbligo di fare alcune dichiarazioni su quanto è stato esposto nell’Informativa della Guardia di Finanze di Oristano con riferimento al defunto Vescovo di Ozieri, Mons. Sergio Pintor.

Dico subito che mi difenderò, ma per difendermi non parlerò male del confratello defunto.

Non è giusto infierire su chi non può difendersi e mi meraviglio che venga citata così diffusamente una persona che non può affrontare il contradditorio. Ma soprattutto (io sono uomo di Chiesa, prima di essere imputato!) vorrei rimanere fedele al mandato evangelico della carità e della comunione fraterna che, a mio avviso, deve essere la base dei rapporti tra i confratelli.

È sempre saggia e viva la raccomandazione che in caso di incomprensioni o di differenze di vedute ci si chiarisca a tu per tu.

Non c’è, infatti, peggior scandalo nelle nostre comunità ecclesiali di vedere un sacerdote contro l’altro e ancor più un vescovo contro un altro vescovo.

Cercherò dunque di fare solo alcune puntualizzazioni senza venir meno al principio appena enunciato e di esporre argomenti e fatti utili a far emergere la verità.

Ciò premesso, pur con il massimo rispetto per chi ha svolto le indagini, non potrò non respingere con la massima fermezza alcune affermazioni contenute nell’Informativa della GdF di Oristano e che suonano come accuse non solo contro di me, ma anche contro il Papa e i suoi Collaboratori, quali sono i Capi Dicastero.

LE CARTE PERSONALI DI MONS. PINTOR

Sono stati qui forniti stralci delle cosiddette carte personali di Mons. Pintor raccolte in una cartella dal titolo “Nota informativa riservata”.

A ben vedere, non si tratta di semplici carte qualsiasi, ma di riflessioni personali del Presule su fatti attinenti al suo governo episcopale in Ozieri e nei quali, tra le altre, vengono coinvolte alte personalità ecclesiastiche della Curia Romana.

Di fronte all’esibizione di dette carte mi sia consentito di esprimere incredulità e sofferenza.

Mi permetto di ricordare che tra le norme che regolano il governo diocesano di un vescovo vi sono i cann. 486,§2 e 487§1, i quali dicono espressamente come tutte le carte riguardanti “le questioni spirituali e temporali della diocesi”, vale a dire tutto ciò che concerne il governo di una diocesi, debbano essere custodite nell’archivio segreto della Curia diocesana, archivio accessibile solo al Vescovo e al cancelliere. Dunque, conforme ai suddetti canoni, le carte di Mons. Pintor dovevano rimanere in quell’archivio o perlomeno, alla sua morte, dovevano essere spedite alla curia della diocesi di Ozieri.

Mi spiace far notare che la nipote del vescovo che ha consegnato questi documenti alla guardia di finanza è venuta meno al proprio dovere di cristiana. Quelle carte non erano di sua proprietà, ma della Chiesa e ha fatto ingiuria allo zio perché qui si rischia oltretutto di danneggiarne la memoria con la sfilata dei testimoni che non si esimeranno dal narrare, ahimè, ove necessario, anche fatti spiacevoli avvenuti durante il suo governo. Si doveva perlomeno rispettare la mens dell’autore che nella cartella aveva apposto l’annotazione “Nota informativa riservata”!

Da tale annotazione pertanto si doveva dedurre che non era volontà del vescovo che i suoi scritti venissero pubblicati e tantomeno che venissero consegnati all’autorità giudiziaria dello Stato Italiano.

Dal momento che queste carte trattano di affari riguardanti il governo di una diocesi, la cui autonomia e indipendenza sono garantite dai Patti Lateranensi, sorgono perplessità sull’averle tra di noi e certamente pongono questioni da affrontare sul piano giuridico.

Ma, volendo entrare nel merito, a prescindere dalla correttezza delle acquisizioni sul piano formale, mi soffermo sulla questione delle dimissioni di Mons. Pintor e sulla presunta influenza della cosiddetta “famiglia Becciu” nel governo della Diocesi.

LA QUESTIONE DELLE DIMISSIONI DI MONS. PINTOR

In poche parole, le dimissioni di Mons. Pintor al compimento dei 75 anni di età sono definite come “un fatto inusuale” e poi sarebbero state il frutto di manovre da parte di una coalizione di persone quali il sottoscritto, il card. Piacenza, allora Prefetto della Congregazione del Clero, il Card. Bertone, allora Segretario di Stato, il Prefetto della Congregazione dei Vescovi e il Nunzio Apostolico in Italia dell’epoca.

Sono altamente lusingato nell’apprendere che la diocesi di Ozieri abbia attirato l’attenzione di tali personalità ecclesiastiche come se fosse una delle diocesi più importanti d’Italia, ma ho paura che siamo lontani dalla realtà.

Ora, al netto di questa considerazione, definire “inusuale” l’accettazione immediata delle dimissioni di un vescovo al compimento dell’età canonica, significa non conoscere la prassi della Chiesa.

Al riguardo, potrei portare una lunga lista di quanti lasciano la reggenza di una diocesi a quell’età.

Proprio uno degli ultimi, per esempio, è stato il vescovo di Iglesias, una cittadina vicina ad Oristano, la località dove opera il Tenente Colonello Pellecchia.

Detto Vescovo, Mons. Paolo Zedda, nato l’8 settembre 1947 è diventato emerito il 6 ottobre 2022. Aveva compiuto 75 anni appena da un mese! La lista, come ho appena detto, sarebbe lunga e non ritengo utile sciorinare una serie di nomi e di Diocesi.

Qui bisogna rifarsi al can. 401§1 del Codice di Diritto Canonico che recita: “Il vescovo diocesano che abbia compiuto settantacinque anni di età è invitato a presentare la rinuncia all’ufficio al Sommo Pontefice, il quale provvederà, dopo aver valutato tutte le circostanze.”

Un punto va subito chiarito perché altrimenti si commette un grave errore ricostruttivo: chi decide sulla vita di un Vescovo è il Papa: è lui che nomina, e lui che trasferisce ed è lui che decide in merito alle dimissioni dopo aver valutato tutte le circostanze; è solo il Papa e nessun altro!

Dire che per le dimissioni di Mons. Pintor vi sia stato un confluire di forze manipolatrici nei confronti del Santo Padre è affermazione grave.

A parte che non viene prodotto uno straccio di prova, ma soprattutto perché questa illazione reca un’offesa inaudita al Papa che sarebbe fatto vittima di giochi di potere messi in atto dalle richiamate persone.

Il Papa ha avuto le sue ragioni, “avrà valutato tutte le circostanze”, per accogliere le dimissioni di Mons. Pintor e non sta a noi metterle in discussione con queste illazioni.

Nella Chiesa le decisioni del Papa non si discutono, si rispettano, si accettano e basta!

Se Mons. Pintor si è lasciato andare a considerazioni negative è da capire umanamente per il momento di sconforto e delusione che avrà vissuto, ma non è accettabile che altri le utilizzino per accreditare tesi mai eccentriche.

Devo confessare che come uomo di Chiesa soffro e mi meraviglio che istituzioni esterne alla Chiesa mettano in dubbio l’operato del Papa e dei suoi Dicasteri.

IL COINVOLGIMENTO DELLA FAMIGLIA BECCIU NELLA CONDUZIONE DELLA DIOCESI

In due o tre punti dell’Informativa dei Finanzieri affiorano gravi affermazioni con le quali si sottolinea che “Diocesi e Caritas venivano gestite a livello familiare, come una propaggine della famiglia Becciu”.

L’affermazione è così grossolana che non meriterebbe grande attenzione, ma siccome è utilizzata per sostenere un teorema accusatorio sono costretto a spenderci due parole.

Anzitutto, respingo con sdegno un’asserzione del genere che rievoca connotati di famiglia che a noi sardi sono del tutto alieni.

Potrei ammettere che ad essere stati coinvolti in qualche modo nella vita diocesana di Ozieri siano stati il

sottoscritto e mio fratello, Tonino, ma due membri della famiglia non è la famiglia. Ho altre tre fratelli componenti degnissimi della mia famiglia che con le cose della diocesi non hanno mai avuto a che fare. Quindi inviterei a una maggiore precisione di termini e ad eliminare i significati negativi sottesi all’espressione.

Se poi vogliamo andare nei particolari contesto nel modo più assoluto che io abbia mai interferito nel governo della diocesi.

Vorrei ricordare che sono andato via da Ozieri nel 1980 e dal 1984 ho prestato il mio servizio nella Chiesa presso varie Nunziature in diversi Paesi del mondo, quindi assai lontano dalla mia diocesi e preso da altri gravosi impegni.

Sono rientrato a Roma nel 2011, chiamato da Papa Benedetto per l’incarico di Sostituto della Segreteria di Stato.

Anche in tale veste, mai mi sono interessato del governo della diocesi e mai ho interferito sulle decisioni dei vescovi.

Potrò chiamare a testimonianza i due vescovi viventi e chiedere loro se mai mi sono intromesso nelle loro decisioni o nelle loro iniziative.

Con lo stesso Mons. Pintor, fin dal suo arrivo ad Ozieri, nel 2006, ho creato un rapporto di amicizia e di stima reciproca che si manifestava in maniera concreta quando venivo in vacanze in Sardegna. Stesso atteggiamento ho tenuto da Sostituto, egli mi ha sempre ben ricevuto e anche onorato pubblicamente. Ne fanno testimonianza i vari articoli pubblicati nel settimanale della Diocesi che danno conto di ciò.

Mai ho speso una parola contro Mons. Pintor, neanche quando procedette al trasferimento di alcuni parroci in una maniera piuttosto severa e che creò in essi malumore e spinte al dissenso. Essi si lamentarono con me, ma io ebbi sempre parole di massimo rispetto per il Vescovo e di incoraggiamento all’ubbidienza.

Devo tuttavia ammettere una cosa che mi pesa raccontare.

I rapporti con Mons. Pintor si incrinarono a partire dell’ottobre del 2011, quindi 5 anni dopo il suo ingresso. Fu per un motivo futile legato ad una segnalazione che mi fece e a cui non diedi corso spiegando al Vescovo le ragioni. Non dettaglio ulteriormente per non arrecare del male all’interessato.

Purtroppo da quel momento il Confratello cadde vittima del suo temperamento rancoroso e a farne le spese non fui io, ma mio fratello, Tonino, e gli altri responsabili della Caritas diocesana.

Mi vennero riferiti una serie di episodi dai quali emergeva un atteggiamento di avversione totale nei loro confronti.

Ne cito uno: la convocazione di un’assemblea di tutti i responsabili delle caritas parrocchiali perché mettessero sotto accusa il Direttore della Caritas diocesana e i suoi più stretti collaboratori, i quali fino a qualche mese prima erano persone stimate e valorizzate da Mons. Pintor.

Accadde però che nessuno nel corso dell’assemblea si alzò a muovere critiche contro di loro, anzi più di uno, a fine assemblea, si avvicinò al vescovo per manifestare sorpresa per un’iniziativa del genere.

Vi è al riguardo la testimonianza dell’allora Vicario Generale della Diocesi, Mons. Gavino Leone.

IL RUOLO DEL FRATELLO DI BECCIU IN DIOCESI

Come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, non mi stancherò di ripetere che mio fratello ha servito la Diocesi, non si è servito di essa.

Lo possono testimoniare i Vescovi Sanguinetti e Melis e tutti i sacerdoti della diocesi. Lo dice anche il suo conto personale in banca! Credo che il Tenente Colonello Pellecchia lo conosca bene! Così come il suo tenore di vita.

Lo stesso Mons. Pintor fin dal suo arrivo in diocesi nel 2006, creò un rapporto di piena collaborazione al punto che se ne serviva finanche come autista, servizio ovviamente prestato sempre a titolo gratuito. Mi limito anche qui a citare solo un piccolo episodio, di per sé emblematico.

Nell’agenda personale di Mons. Pintor, prodotta qui come documento e analizzata dalle informative, vi sono le due seguenti annotazioni: “ 4 luglio 2011, ore 16, Tonino mi accompagna all’aeroporto; 6 luglio 2011, ore 23 viene Tonino Becciu a prendermi all’aeroporto di Olbia”.

Noto: siamo nel 2011, dunque dopo 5 anni di ministero episcopale di Mons. Pintor, il che fa capire che fino a quel momento egli non poteva lamentarsi di Tonino e noto ancora che l’appuntamento è alle ore 23, non alle 20 o alle 21 di sera.

Dando per scontato che l’aereo fosse puntuale, Tonino, considerate le distanze tra Olbia-Ozieri-Pattada, sarà arrivato a casa sua all’una del mattino!

Questo è mio fratello. Questo è il suo modo di vivere e di concepire il servizio. Poi dall’ottobre del 2011, come detto, qualcosa cambiò….

E qui mi fermo per non tradire il mio impegno.

Grazie per l’ascolto!