On 24 November 2022 Mgr. Alberto Perlasca testified before the Vatican Tribunal

Il processo vaticano sul palazzo di Londra sta continuando. Udienza dopo udienza, sfilano, davanti al Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, imputati, testimoni e consulenti che sono coinvolti in questa vicenda. Il momento più atteso è stato l'interrogatorio di Monsignor Alberto Perlasca, ex capo ufficio amministrativo della Segreteria di Stato della Santa Sede. Il 24 novembre 2022 si è celebrata la trentasettesima udienza del processo, nella quale il monsignore comasco è stato sentito per diverse ore.

Durante la sua prima deposizione innanzi al Tribunale Vaticano, Perlasca ha parlato dalle 11.15 fino alle 17.45. Diverse le tematiche affrontate: i rapporti fra la Segreteria di Stato e Raffaele Mincione, poi Gianluigi Torzi, l’investimento sul Palazzo londinese, il denaro inviato a Cecilia Marogna e quello per la Caritas della Diocesi di Ozieri.

Il monsignore ha dichiarato che “dopo le batoste” subite negli anni precedenti (2008-2011), “era stato deciso di fare investimenti più stabili, per così dire, ovvero di aprirsi al settore immobiliare”. L’affare che riguardava il Palazzo londinese era stato proposto da Mincione, ha riferito Perlasca. Pur investendo nel fondo del finanziere, la Segreteria di Stato si era comunque raccomandata di evitare “speculazioni”.

L’ex Capo Ufficio, però, in aula ha lamentato che Mincione avrebbe fatto “quello che voleva, spesso gli abbiamo tirato le orecchie. Finanziava le sue attività con la nostra parte di liquidità. Noi eravamo catorci che perdevano soldi”, ha detto. Solo nell’estate 2018, la Santa Sede ha scelto di uscire dal Gof: “La fede è infinita, la pazienza no”, ha detto Perlasca.

Molte domande hanno puntato il focus su un summit avvenuto a Londra dal 20-23 novembre 2018.  In quella occasione furono firmati i due accordi che hanno stabilito il passaggio al fondo GUT di Gianluigi Torzi. Perlasca ha detto: “Si trattava di un incontro tecnico, non decisionale. Dovevano portare la piena e immediata proprietà dell’immobile. Nessuno psicologicamente era pronto a uscire, era un incontro di studio”.

Il sacerdote ha riferito di aver inviato “come esperti di fiducia della casa” Fabrizio Tirabassi ed Enrico Crasso. Il mandato era quello di tornare con “una proposta valutabile dai superiori”. In realtà, costoro tornarono con un framework agreement. Perlasca ha affermato di aver insistito più volte a prendere tempo e coinvolgere altri esperti. Ma era Tirabassi, ha detto Perlasca, che “al telefono diceva bisogna concludere, perdiamo soldi, ci danno un’occasione su un piatto d’argento, guardi che là, guardi che su, guardi che giù. Mi son detto: se i tecnici dicono che tutto va bene, tutto va bene”.

Quell’accordo, però, nascondeva un trucchetto. Si prevedevano mille azioni con diritto di voto in mano a Gianluigi Torzi, il quale aveva il controllo totale del Palazzo.

Perlasca ha riferito che fu Dal Fabbro a spiegargli “per la prima volta la differenza tra le nostre 30 mila azioni che contavano quanto il 2 di bastoni e le mille azioni. Ero annichilito, mi girai e dissi a Tirabassi: si rende conto di cosa avete combinato? Ha avuto il buon gusto di star zitto”. 

Fu a quel punto che Perlasca decise di denunciare Gianluigi Torzi ma, allo stesso tempo, gli venne detto di non occuparsi più dell’operazione. Addirittura, dopo qualche tempo, il sacerdote venne a sapere che Torzi venne pagato dalla Santa Sede e, ha detto, “provai rabbia e tristezza”. 

Si è passati, poi, a chiedere chiarimenti in merito ad un’altra contestazione fatta al Cardinale Angelo Becciu: la subornazione di testimone. 

Perlasca ha detto: “Mi è stato riferito dal mio vescovo che Becciu aveva telefonato per dire che avrei dovuto ritirare ciò che avevo detto, altrimenti avrei preso 6 mesi di galera. Ho dato un nome all’operazione e l’ho fatta presente”.

Dal racconto del Cardinale Cantoni, avvenuto in aula il 01 dicembre 2022, emerge piuttosto una preoccupazione da parte di Becciu manifestata ad un suo confratello.

Il vescovo di Como ha spiegato che il 14 ottobre 2020, in occasione di un viaggio a Roma con i genitori del Reverendo don Roberto Malgesini fu contattato da Becciu: “Mi ha invitato a casa sua per parlare in fraternità episcopale di una situazione creata tra lui e Perlasca. Mi ha consegnato il suo dispiacere. Me l’ha confidato non in quanto responsabile vescovo di Perlasca, ma perché sono stato padre spirituale dai tempi della formazione di Alberto”. Poi Cantoni ha spiegato: “Becciu mi ha raccontato che è venuto a scoprire molte bugie che poteva aver scritto, secondo lui, il Perlasca. Bugie scritte e annunciate a mezzo stampa. Davanti a questa realtà il cardinale mi ha riferito che era pronto a perdonare nel caso che Perlasca avesse ritrattato, altrimenti sarebbe stato costretto a fare denuncia date le informazioni erronee. Nell’incontro ero davanti a una persona molto amareggiata, mi sono sentito coinvolto, dicendo che appena avrei incontrato il Perlasca, avrei riferito”. Con Perlasca, però, riuscì a parlare solo a febbraio 2021.

Il Promotore di Giustizia ha poi chiesto conto della cena avvenuta a settembre 2020 nel Ristorante Lo Scarpone. In quella occasione vi fu anche una registrazione audio che Perlasca ha riferito di aver consegnato alla Gendarmeria Vaticana.

Perlasca ha detto: “Lo invitai per sapere cosa stava facendo per me”. Il monsignore comasco, infatti, aveva chiesto al Cardinale di intercedere presso il Pontefice, a seguito del suo allontanamento forzato dalla Segreteria di Stato.

In merito a Cecilia Marogna, anch’essa imputata in questo procedimento, Perlasca ha detto: “Mi fu chiesto di fare dei pagamenti a ‘un gancio’. Non sapevo se fosse uomo o donna. Riscatti e ricatti non si pagano mai, ma nonostante questo dissi: va bene faccio l’operazione. Se il superiore dice, ascolti. Se non dice, non chiedi, lo devi sapere. È la nostra scuola”. Solo il 29 aprile 2020, Perlasca ha appreso «per la prima volta che questa donna aveva speso per generi di lusso… Andai nell’appartamento del cardinale a dire: “ma ha imbrogliato?”. Becciu rispose: “se è vero, le telefono per dire che deve restituire”».

L’esame del testimone Mons. Alberto Perlasca continuerà nella giornata di domani, 25 novembre 2022.

A.E.

Silere non possum

Udienza del 24 novembre 2022