The new auxiliary bishop of Rennes has resigned. "I do not want to be ordained". What is happening to the Church of France?

🇫🇷 Rennes : Ivan Brient ne deviendra pas évêque

Il 07 ottobre 2022 la Sala Stampa della Santa Sede annunciava: Il Santo Padre Francesco ha nominato Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Rennes, assegnandogli la Sede titolare di Vaison, il Rev.do Mons. Ivan Brient, del clero della Diocesi di Vannes, finora Vicario Generale”.

Il 02 ottobre 2022, infatti, il Nunzio Apostolico aveva comunicato al sacerdote che era stato scelto quale nuovo vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi francese. L’ordinazione episcopale era prevista per il 04 dicembre 2022 nella Cattedrale di Rennes. Tutto era pronto per poterlo accogliere nella sua nuova Chiesa. Quest’oggi, Mons. Ivan Brient, ha diramato una lettera con la quale ha annunciato di aver presentato al Santo Padre la rinuncia all’ufficio e di non voler ricevere l’ordinazione episcopale. Allo stesso tempo, il Papa ha accettato la sua rinuncia, oggi, 16 novembre 2022.

La notizia ha lasciato attoniti i fedeli della Chiesa di Rennes ed anche noi. Mons. Brient scrive:

“Nei giorni successivi, con Mons. d’Ornellas e le équipe diocesane, si è lavorato all’organizzazione dei preparativi per l’ordinazione e alla riflessione sulla mia futura missione. Mi stavo preparando per entrare nel processo pastorale di quest’anno e per dare il mio contributo affinché insieme potessimo nutrire la nostra fede secondo l’orientamento di base dato dall’Arcivescovo. […] Ma qualche giorno dopo, problemi di salute mi hanno messo in allarme e mi hanno invitato a guardare più da vicino questo impegno. Dopo aver consultato un medico, sono stati diagnosticati chiaramente i segni allarmanti del burnout”.

Sentiamo il dovere di esprimere i nostri sinceri sentimenti di vicinanza a Mons. Brient il quale, sicuramente, sta attraversando un momento non facile per il suo ministero sacerdotale. Allo stesso tempo, è urgente fare una riflessione sugli eventi che stanno scuotendo, e non poco, la Chiesa di Francia.

Il martirio del XXI secolo

Nella Chiesa di Francia, nelle ultime settimane, molti vescovi, troppi, stanno lasciando dichiarazioni scritte con le quali affermano di dolersi di comportamenti scorretti tenuti trenta o quaranta anni fa. I comportamenti scorretti non si capisce quali siano. Questo modus agendi non è assolutamente ammissibile e deve trovare una seria condanna. Le questioni sono due: o si fa verità oppure non si fa verità. Se si vuole fare verità, bisogna rendere pubblico tutto ciò che si è fatto e non si utilizzano frasi ambigue. Inoltre, a meno che non si tratti di crimini provati, i comportamenti scorretti non possono certo essere motivo di dimissione o pubblica fustigazione in piazza.
«Gareggiando a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura» diceva Nenni. Oggi, troppo spesso, emergono Savonarola (spesso giornalisti) che tentano di fare i professori in Cattedra e, chissà come mai, la Chiesa è sempre il bersaglio più semplice. Si tratta di quei giornali che parlano di presunti abusi sessuali commessi da sacerdoti, sottoponendoli alla gogna ancor prima del processo, ed hanno anche il coraggio, nella pagina successiva, di condannare l’atteggiamento da sciacalli che hanno i loro colleghi e che ha portato al suicidio le persone coinvolte. Stesso giornale, nessun pudore.
Come abbiamo già scritto in questo articolo, oggi ci sono troppe persone che non hanno un sincero interesse per le vittime e per risolvere il fenomeno della pedo criminalità. Lo si evince dal fatto che nessuno si concentra sulla formazione presbiterale. Tutti sono interessati a fare soldi su un argomento drammatico. Un esempio? Il quotidiano Domani titola: “L’8 per mille ai preti pedofili, i soldi dei fedeli usati per aiutare il sacerdote accusato di molestie”.
Il titolo è palesemente falso e volto ad ottenere due risultati: il click che fa guadagnare Stefano Feltri e Federica Tourn e instillare nel pubblico l’idea che non bisogna più dare l’otto per mille alla Chiesa Cattolica.

Al Domani hanno dimostrato più volte di non sapere ciò di cui scrivono e, piuttosto che far scrivere articoli del genere a chi si dice esperto di tutto, dovrebbero almeno leggersi la legge 222 del 1985. La legge, infatti, prevede chiaramente che i fini per cui vengono usati tali fondi, sono: esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo.
Non vi è alcun riferimento a quanto sostiene il Domani. Sarebbe anche il caso che le diocesi e i singoli presbiteri iniziassero a querelare questa gente. Bisogna iniziare a eliminare quell’idea che “tanto la Chiesa deve essere misericordiosa”. No, questa non è misericordia, questo significa farsi prendere in giro. Sopratutto,poi, se la giornalista arriva addirittura a dire: "il titolo serve ad attirare l'attenzione". Quando, siamo tutti consapevoli, che la maggior parte delle persone si ferma solo e soltanto al titolo. Il medesimo discorso funziona per le persone che vengono, falsamente e ingiustamente, accusate di pedofilia o violenza. Si tratta di un principio fondamentale dello Stato di diritto: chi accusa, deve provare. Nel momento in cui si viene accusati falsamente, per qualsiasi motivo: ripicca, vendetta, rancori o altro, bisogna denunciare. Anche perchè questi sono i medesimi giornali che la smentita o l'assoluzione la pubblicano con tre righe nella dodicesima pagina.
Questo deve avvenire in favore di quelle vittime che hanno subito realmente violenze e sono oppresse da soggetti che hanno rovinato loro la vita. Per questo motivo i processi non si celebrano sulle pagine dei quotidiani ma in aula. Tutti devono avere la possibilità di difendersi e tutti hanno il diritto di non vedere la loro vita spiattellata ai quattro venti. Chi subisce violenza porta con sé un sentimento di vergogna e di timore che lo accompagna per tutta la vita. Per rendere giustizia ed evitare che tali nefandezze si ripetano, bisogna combattere la pedofilia nel clero, partendo dalla formazione: dai seminari e dalle strutture formative. Bisogna educare all’affettività e alla sessualità.
Se, invece, il tema viene trattato con questa superficialità, non si fa altro che palesare un intento ben diverso dalla lotta alla pedofilia. I risultati sono evidenti. Oggi, come abbiamo già raccontato, molti sacerdoti non vogliono essere ordinati vescovi e non vogliono guidare delle diocesi. Hanno paura del clima che si sta creando e non vogliono rispondere per crimini commessi da altri o, peggio ancora, non commessi affatto. Se nella Chiesa di Francia, oggi, stanno avvenendo tutte queste prese di posizione, bisogna chiedersi il perché. La Chiesa è sotto ricatto? Perchè stanno spuntando come funghi ammissioni di colpevolezza? Sinceramente non crediamo nei buoni sentimenti che possono guidare le persone, qualcosa deve muovere l'animo di chi confessa. Possono essere molteplici motivi, ma vi devono essere.

La salute mentale

Un’ulteriore riflessione deve avvenire per quanto riguarda la salute mentale dei sacerdoti e dei religiosi. Vescovi, frati e suore . La vicenda che riguarda Mons. Brient deve farci riflettere sull’importanza della vita spirituale per il sacerdote ed eliminare, anche all’interno delle nostre strutture, lo stigma dello psicologo. Se un sacerdote ne sente il bisogno deve rivolgersi al professionista in autonomia e libertà. Il sacerdote non deve avere paura di chiedere aiuto. Troppo spesso i vescovi non sono capaci a far sentire il prete accolto. Troppo spesso l'ordinario pensa di pancia: "Oddio, se vai in crisi anche tu è finita". E in questo modo chiude alla possibilità di ascolto.
Non solo, bisogna tornare alla radice dell’identità del sacerdote. Brient dice di essere affetto dalla sindrome del "Burn out". Oggi il sacerdote è chiamato ad essere un operatore sociale, troppo spesso deve affrontare una mole di lavoro che, non solo è molto in termini quantitativi, ma è anche faticoso. Lavoro che non gli compete, non è qualcosa che deve fare necessariamente il prete. Quanto tempo è lasciato al presbitero per pregare, riposare e pensare al suo benessere? La carenza dei numeri, poi, gioca a favore di questo circolo vizioso che si sta creando.

Formazione, identità e…

Il riposo, per il presbitero è fondamentale. Si tratta di un riposo fisico, psicologico e spirituale. Oggi molti preti non hanno neppure il tempo da dedicare agli esercizi spirituali. È chiaro che il tempo del riposo inserito nel Codice è solo indicativo, come a voler dire: “almeno questo, ricordatevelo”. Nella pratica, però, bisogna comprendere e ammettere che il prete non è un super uomo. Deve saper riconoscere la propria umanità e, con molta serenità, chiedere le porte della canonica e dire: “Ora non ci sono per nessuno”. Se il prete non sta bene con sé stesso, non può certamente aiutare gli altri. Troppe volte nei ritiri del clero sentiamo dire: “Sono esaurito, non ne posso più”. Piuttosto che lasciar cadere questa battuta, fermiamoci. “Cosa devo fare per riprendere un po' in mano la mia vita spirituale e il mio benessere psicologico?”. Chiediamocelo.
Oggi troppi presbiteri stanno abbandonando il ministero, stanno chiedendo pausa, anni di riposo. I vescovi hanno paura a svolgere il loro ministero. Gli ingressi in seminario sono scarsi. Dove stiamo andando? Cosa sta accadendo?

L.M.

Silere non possum