The Pope's trip to Canada has begun. Here is what happened on the first day of meetings.

Il Viaggio apostolico di Sua Santità Francesco ha avuto inizio lunedì 25 luglio 2022. Il Papa, arrivato sul suolo canadese domenica, ha iniziato il suo fitto programma di incontri che caratterizzerà quello che ha definito un “pellegrinaggio penitenziale”. Nonostante le difficoltà di deambulazione, Francesco appare sereno, sempre accompagnato dagli aiutanti di camera Sig.ri Sandro Mariotti e Pier Giorgio Zanetti.

Ad accompagnare il Santo Padre ci sono gli Eminentissimi Signori Cardinali Pietro Parolin, segretario di Stato; Marc Armand Ouellet, Prefetto del Dicastero per i vescovi, e Michael Czerny, Prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. Del seguito fanno parte anche S.E.R. Mons. Edgar Peña Parra, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, e S.E.R. Mons. Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato della Santa Sede.

Per quanto riguarda l’aspetto liturgico, Francesco sarà accompagnato dal Rev.do Mons. Diego Ravelli, maestro delle celebrazioni liturgiche e dai cerimonieri pontifici: Rev.di Mons. Ľubomír Welnitz e Massimiliano Boiardi. 

Francesco è stato accolto in Canada dagli Em.mi Sig.ri Cardinali Gérald Cyprien Lacroix, arcivescovo di Québec, e Thomas Christopher Collins, arcivescovo di Toronto; dal Nunzio Apostolico, S.E.R. Mons. Ivan Jurkovič e da S.E.R. Mons. Raymond Poisson,  Presidente della Conferenza episcopale canadese.

Purtroppo Francesco non parla l’inglese e questo pone una barriera che con Giovanni Paolo II non c’era, ma ad aiutarlo c’è il Rev.do Padre Marcel Caron, presidente della Conferenza canadese degli istituti secolari, che traduce per lui sia durante i suoi discorsi che durante gli incontri personali.

Primo giorno - Incontro a Maskwacis

Dal St. Joseph Seminary, dove Francesco dimora in questi giorni essendo la Nunziatura Apostolica troppo distante, il Papa si è recato a Maskwacis dove ha incontrato le popolazioni indigene First Nations, Métis e Inuit. Il Papa è stato accolto in un tradizionale raduno powwaw.

Erano presenti delle tipi, falò e alcuni cartelli che riportavano la scritta con la scritta “Mental Health and Cultural Support". Temi che la Chiesa Cattolica in tutto il mondo deve affrontare.

Prima di rivolgersi agli indigeni, Francesco ha visitato un cimitero dove sono stati sepolti, in tombe senza nome, i bambini delle scuole residenziali. Il Papa ha pregato qualche momento e poi si è rivolto ai sopravvissuti dicendosi "profondamente dispiaciuto" per il modo in cui "molti cristiani hanno sostenuto la mentalità colonizzatrice delle potenze che hanno oppresso i popoli indigeni". Queste parole hanno scatenato molti applausi e la stampa nazionale ha titolato "I'm deeply sorry".

"Mi dispiace", ha rimarcato il Papa, "chiedo perdono, in particolare, per il modo in cui molti membri della Chiesa e delle comunità religiose hanno collaborato, anche attraverso la loro indifferenza, ai progetti di distruzione culturale e di assimilazione forzata promossi dai governi dell'epoca, che sono culminati nel sistema delle scuole residenziali".

Wilton Littlechild, vittima delle scuole residenziali, si è rivolto al Papa con un breve discorso di benvenuto. "Le parole che ci ha rivolto in risposta, ha detto, sono venute chiaramente dal profondo del Suo cuore e sono state per coloro che le hanno ascoltate fonte di profondo conforto e grande incoraggiamento".

Primo giorno - Incontro ad Edmonton

Francesco, nel pomeriggio è rientrato ad Edmonton ed ha partecipato ad un incontro con le popolazioni indigene e con i membri della Comunità Parrocchiale nella Chiesa del Sacro Cuore.

Il Parroco, Rev.do Padre Susai Jesu, O.M.I., ha accolto il Sommo Pontefice ringraziandolo in particolare "per aver sacrificato il Suo consueto periodo di riposo estivo per venire in Canada e avvicinarsi ai popoli indigeni della nostra terra". 

Candida Shepherd e Bill Perdue hanno offerto la loro testimonianza come membri impegnati della parrocchia. "Oggi, la chiesa del Sacro Cuore dei Primi Popoli, hanno detto, è una comunità etnicamente diversificata che comprende le numerose Prime Nazioni canadesi, i Meticci, gli Inuit e i cattolici eritrei, così come i residenti del quartiere McCauley di Edmonton. Essendo stati designati come Parrocchia indigena, diamo il benvenuto a tutti i popoli poiché facciamo tutti parte dell’unico cerchio della vita".

"Sono felice di essere tra voi, ha detto il Papa, sono felice di rivedere i volti di diversi rappresentanti indigeni che pochi mesi fa sono venuti a trovarmi a Roma. Quella visita ha significato molto per me: ora sono io a casa vostra, come amico e pellegrino, sono nella vostra terra, nel tempio dove vi trovate per lodare Dio come fratelli e sorelle". Francesco ha chiesto perdono ed ha sottolineato l'importanza di intraprendere un cammino di riconciliazione. "La tenda ha un grande significato biblico, ha detto il Papa richiamando le tradizionali tende tipi. Quando Israele camminava nel deserto, Dio dimorava in una tenda che veniva allestita ogni volta che il popolo si fermava: era la Tenda del Convegno. Ci ricorda che Dio cammina con noi e ama incontrarci insieme, in convegno, in concilio. E quando si fa uomo, il Vangelo dice, letteralmente, che “pose la sua tenda in mezzo a noi” (cfr Gv 1,14). Dio è Dio della vicinanza, in Gesù ci insegna la lingua della compassione e della tenerezza. Questo si deve cogliere ogni volta che veniamo in chiesa, dove Egli è presente nel tabernacolo, parola che significa proprio tenda. Dio dunque pianta la sua tenda tra di noi, ci accompagna nei nostri deserti: non abita in palazzi celesti, ma nella nostra Chiesa, che desidera sia casa di riconciliazione". 

Al termine dell'incontro Francesco non si è sottratto ad un breve saluto dei fedeli radunati fuori dalla parrocchia per poi fare rientro presso il Seminario St. Joseph dove ha consumato la cena ed ha riposato per ripartire, martedì 26 luglio, alla volta del Commonwealth Stadium per la celebrazione della Santa Messa.

L.I.

Silere non possum