Silere non possum addresses the sensitive issue of contemplative life. Today, the Holy See is waging a struggle to obtain the goods of the monasteries.

🇫🇷 Vie contemplative : la persécution annoncée

“Gustate et videte, quoniam suavis est Dominus”, canta il salmista. Quando entro dentro al chiostro e nella Chiesa abbaziale, penso direttamente a queste semplici parole. Il gusto e la vista, due sensi che vengono toccati immediatamente. L’olfatto e l’udito, poi, sono chiamati in causa dall’odore dell’incenso e dal sublime canto dei monaci che sale, appunto, come incenso verso il cielo.

Sì, Dio non è qualcosa di astratto, di lontano. Dio è vicino, è intorno a noi e dentro di noi; "intimius intimo meo" diceva l'ispiratore di questo sito, Sant'Agostino. Non solo la società frenetica, ma anche nella Chiesa, oggi, purtroppo, molte persone non comprendono il senso della vita monastica. In una società dove “se produci esisti”, altrimenti non esisti, non c’è spazio per la Contemplazione e la Preghiera.

La Storia, invece, ci dimostra come le realtà monastiche hanno realmente alimentato l’operare della Chiesa tutta. Forse, oggi, proprio a causa di una avversione a questo tipo di vocazione, come Chiesa, stiamo pagando le conseguenze.

Nella preghiera contemplativa incontriamo Dio direttamente, faccia a faccia. Lo guardiamo, lo adoriamo, lo ascoltiamo, lo gustiamo. Il Cantico dei Cantici recita: “è dolce il suo frutto al mio palato”. Chiunque abbia sperimentato anche solo il più lieve aroma, il più piccolo accenno di questo sapore, sa che è migliore di tutti i possibili piaceri che questo mondo potrebbe mai offrire. Incontrare Dio, direttamente, nella preghiera, significa conoscere una gioia indescrivibile. In quella contemplazione divina, si sperimenta la vera Misericordia, la Comunione e l’Amore vero.

Unum petii a Domino, hoc requiram: ut inhabitem in domo Domini omnibus diebus vitae meae; ut videam voluptatem Domini, et visitem templum eius (Sal 26,4).

Sant'Agostino amava molto citare questo passo del libro dei Salmi. Era convinto che tutta la preghiera cristiana si riducesse a questa "unica cosa" che il Salmista chiede. Questa "unica cosa" è il bisogno assoluto di tutti noi: è l'obiettivo di tutta la nostra vita. È Dio stesso e la comunione con lui in cielo. In cielo entreremo finalmente alla presenza di Dio, lo guarderemo e ci delizieremo di questo sguardo, in comunione con tutti i santi e gli angeli, in uno stato di eterna beatitudine celeste. Se sacrifichiamo tutte le altre cose per ottenere quest'unica cosa, ne usciremo ricchi e di gran lunga vincitori.

Si racconta che un giorno San Giovanni della Croce stesse parlando nel parlatorio del monastero con una giovane suora carmelitana: suor Francisca della Madre di Dio. Il Santo le chiese: "In che cosa consiste la tua preghiera?". E lei rispose: "Considero la bellezza di Dio; e mi rallegro che abbia una tale bellezza". Giovanni fu sopraffatto dalla completezza di questa risposta. Ispirato da questa conversazione, convocò l'intera comunità e parlò a tutti loro a lungo e nei termini più sublimi dell'amore di Dio; da qui venne ispirato a comporre diverse strofe della sua ineguagliabile poesia sullo stesso argomento.

L’attenzione spirituale ai monasteri

Oggi siamo abituati a sentire il Papa riferirsi alla preghiera come qualcosa di “noioso”. Le critiche alle omelie dei presbiteri non si contano neppure più. Francesco ha promulgato documenti sulla vita monastica che sono distruttivi di questo carattere peculiare della vita ecclesiale. La preghiera contemplativa non è noiosa, la vita contemplativa non è noiosa. Dio non è noioso. Il paradiso non sarà noioso e la preghiera contemplativa è una piccola anticipazione, già concessa qui sulla terra, di come sarà il paradiso. Nella preghiera contemplativa facciamo già sulla terra ciò che passeremo la nostra eternità a fare in cielo. Né si può pensare che la preghiera contemplativa sia in qualche modo un'indulgenza verso sé stessi o una perdita di tempo. Credo che non vi sia attività più impegnativa o più fruttuosa su questa terra. Questo tipo di preghiera chiede tutto alla persona che la pratica. Ma è anche un'attività che porta profitto a chi la pratica, in un modo che si misura con la generosità sovrabbondante di Dio. Il Signore fa piovere i suoi doni e le sue grazie sulla persona che prega, al di là di ogni misura o merito. Di fatto, questo tipo di preghiera, a mio avviso, attira innumerevoli benedizioni sul mondo intero. Oggi la Chiesa ha davvero il compito di promuovere la vita monastica, perché questa è il suo cuore pulsante. Il mondo ha un grande bisogno di contemplativi.

Una grande responsabilità, poi, è anche dei parroci e delle famiglie. Quando un giovane o una giovane, manifestano attrazione per questa vita, bisogna coltivare questa vocazione e seguire spiritualmente questo germe. Bisogna portare i giovani in monastero, fargli “gustare”, appunto, la bellezza di questa vita. Molte volte, alcuni miei confratelli, hanno portato i giovani parrocchiani al Monastero francese di Notre Dame di Le Barroux. Un’esperienza sublime che non hanno più dimenticato. Venite et videte, ha detto Cristo stesso.

Cuore pulsante della vita ecclesiale

Il monaco non vive la sua dimensione da solo ma la vive in comunione con tutta la Chiesa. Pensiamo alla bellezza della vita certosina. Credo che questo sia il più bell’Ordine che la Chiesa ha avuto in tutta la sua storia. Nonostante abbiamo visto cambiare molte cose, nell’Ordine Certosino, per fortuna, in buona parte tutto è rimasto fedele alla regola.

Cor ad cor loquitur. Tutto il giorno a contatto con Dio solo. Potremmo chiederci: ma se la preghiera contemplativa è così attraente, così appagante, così ricca, così bella, così beata: perché i veri contemplativi sono così rari?

Perché Dio, oltre a dare sempre di più, chiede sempre di più. Anche questo, in realtà, è tutta grazia e misericordia, perché è bene che cresciamo nell'amore, non solo per essere lasciati dove eravamo, ma per essere guidati e sollecitati, fino a raggiungere la misura dell'amore di Gesù Cristo stesso. L’amore di Gesù Cristo, però, si è espresso soprattutto attraverso la croce. Così al contemplativo è chiesto di abbracciare anche quella, di guardare la Croce, di gustarla, di conoscerla e di conformarsi ad essa.

Quando si trovò sul monte della Verna, Francesco d’Assisi pregava così: “O Signore mio Gesù Cristo, due grazie ti priego che tu mi faccia, innanzi che io muoia: la prima, che in vita mia io senta nell’anima e nel corpo mio, quanto è possibile, quel dolore che tu, dolce Gesù, sostenesti nella ora della tua acerbissima passione, la seconda si è ch' io senta nel cuore mio, quanto è possibile, quello eccessivo amore del quale tu, Figliuolo di Dio, eri acceso a sostenere volentieri tanta passione per noi peccatori”.

La sua preghiera non rimase inascoltata. Ricevette, infatti, sul proprio corpo i segni visibili della Passione di Cristo. Il prodigio avvenne in maniera così mirabile che i pastori e gli abitanti dei dintorni riferirono ai frati di aver visto per circa un’ora il monte della Verna incendiato di un vivo fulgore, tanto da temere un incendio o che si fosse levato il sole prima del solito.

Anche San Giovanni della Croce, maestro della vita contemplativa, scrisse i suoi trattati Salita al Monte Carmelo e La notte oscura dell'anima. Si tratta di testi sublimi e duri. Giovanni è “spietato” e ci dice cosa dobbiamo perdere per arrivare all'unione con Dio. I suoi trattati sono edificanti e ci ispirano, molti monaci amano leggerli e rileggerli, perché anche se Giovanni parla del fuoco della purificazione, della desolazione e dello spogliamento che l'anima deve attraversare prima di poter giungere all'unione finale con l'Amato, Giovanni canta anche in modo incomparabile le delizie dell'amore. Canta della notte oscura dell'anima - oh notte felice! ... Oh notte che mi ha guidato; oh notte più bella dell'alba, oh notte che ha unito l'Amato al suo amante; l'amante trasformato nell'Amato!

Una grandissima discepola di San Giovanni della Croce fu Santa Teresa di Lisieux. A lei il Signore non ha riservato estasi o esperienze sublimi ed edificanti nella preghiera. O meglio, le ha vissute nell'infanzia, ma non appena ha varcato la soglia del chiostro, si sono interrotte bruscamente. Da quel momento: solo aridità, solo un senso di apparente assenza di Dio, solo un vuoto spirituale apparentemente privo di ogni senso di consolazione. Ma “Teresina” era una grande contemplativa. L’aridità che sperimentava, infatti, era di per sé la sua consolazione e il suo bisogno. Attraverso di essa ha potuto esprimere la sua fede e il suo amore. Attraverso di essa ha potuto dare tutto, come desiderava, e attraverso di essa ha elaborato la sua Piccola Via, che ha aiutato innumerevoli altri a trovare Dio e a vivere un'autentica vita d'amore e di fecondità apostolica, nelle più svariate circostanze possibili.

L’attenzione materiale

La vita contemplativa, oggi, necessita di una attenzione particolare. Oserei dire, una protezione. I recenti documenti della Santa Sede, firmati dal Cardinale João Braz de Aviz e dal vescovo José Rodríguez Carballo, dimostrano come vi sia un chiaro intento di colpire questi focolari di preghiera. Il fatto che questo avvenga per mano di un frate francescano e sotto il pontificato di un gesuita, credo sia emblematico. Forse dovremmo chiederci: come queste persone hanno vissuto la loro vocazione religiosa? Con insofferenza? Senza credere in ciò che vivevano? Molti aspetti ci fanno pensare a questo. Oggi, però, è chiesto agli stessi vescovi e ai presbiteri, una attenzione particolare a queste realtà. Bisogna custodirle e alimentarle. La Costituzione Apostolica 'Vultum Dei quaerere' e l’Istruzione applicativa della Costituzione Apostolica 'Vultum Dei quaerere', Cor Orans, sono chiaramente dei testi che vanno a minare l’indipendenza di questi monasteri e, quindi, anche la loro stabilità. Se anticamente nacquero i monasteri sui iuris per proteggerli dall’ingerenza degli Ordinari, oggi bisogna parlare di provvedimenti che tutelino i monasteri dall’ingerenza della Santa Sede che vuole, a tutti i costi, solo incamerare i beni di queste realtà. Nessuna attenzione alla vita monastica, alla contemplazione e alla “salute spirituale” di queste realtà. Solo un interesse economico. Vi sono diverse soluzioni che bisogna adottare per poter proteggere queste realtà. Innanzitutto bisogna affidarsi a giuristi competenti, non solo nell’ambito canonico ma anche civilistico. Persone che, soprattutto, conoscano la situazione attuale della Chiesa Cattolica. Diversamente, ci si ritroverà a piangere sugli errori commessi in "tempi non sospetti".

D. L. F.

Silere non possum